lunedì 28 maggio 2007

Intervista a Alfredo Gorio. Lesioni spinali: veri progressi con le staminali adulte

Alessandra Turchetti è una cara amica del Movimento per la Vita di Firenze che scrive sul quotidiano "Avvenire", occupandosi della divulgazione delle novità e degli aspetti più specifici della ricerca scientifica negli ambiti che stanno più a cuore al Movimento. E' una risorsa importante per tutti noi giovani toscani e per questo ho deciso di pubblicare periodicamente sul nostro blog gli articoli più interessanti che Alessandra scrive, in modo da essere sempre aggiornati su argomenti che spesso sfuggono alla nostra attenzione ed alla nostra comprensione.
Se la ricerca sulle staminali adulte sta compiendo negli ultimi tempi passi importanti, la ricerca sulle staminali embrionali non ha prodotto mai nessun risultato di rilievo. Il caso del Professor Gorio è uno dei tantissimi esempi dei buoni risultati che sta ottendendo la ricerca sulle staminali adulte. Ci fa comprendere in particolare come i nuovi mondi prospettati dai fautori delle staminali embrionali siano davvero molto lontani, forse irraggiungibili e rischiano seriamente di creare una forte aspettativa nei malati, spesso illusi e poi immancabilmente delusi.

Alessandra Turchetti da "Avvenire", 12 aprile 2007

Si può fare molto per migliorare la qualità della vita delle persone con lesioni al midollo spinale. Prima fra tutte, incentivare la ricerca: esistono pochissimi gruppi che si occupano di questo argomento, quello da me coordinato è quasi l’unico nel panorama italiano». Così Alfredo Gorio, professore ordinario di farmacologia della facoltà di Medicina dell’Università di Milano, introduce gli ultimi risultati sul trauma spinale ottenuti dalla sua equipe di ricerca.

Membro del comitato scientifico della Federazione associazioni italiane paratetraplegici (Faip), ha partecipato ad un incontro svoltosi a Roma lo scorso 4 aprile presso il Ministero della Salute finalizzato a incentivare le politiche socio-sanitarie sul territorio nazionale in materia di lesioni al midollo spinale. In questa occasione, è stata istituita la «Giornata nazionale dedicata alla persona con lesione al midollo spinale», il 4 aprile di ogni anno a partire dal 2008. Un modo per portare all’attenzione dell’opinione pubblica le necessità e le aspettative di questi pazienti rappresentati, per il 70%, da giovani fra i 15 e 30 anni. La Faip è costituita da 24 associazioni regionali che sono impegnate da oltre venti anni per l’affermazione del diritto alla salute delle persone che, a seguito di un trauma o di una malattia, si trovano a dover vivere su una sedia a rotelle. Nella stessa giornata è stata annunciata la costituzione del «Forum nazionale sulle lesioni al midollo spinale», in collaborazione con il Ministero della Salute e la campagna istituzionale Faip «Nulla su di noi senza di noi». Questo il messaggio che la Federazione vuole lanciare per ricordare che vivere su una sedia a rotelle non significa non poter decidere della propria vita.

Professore, qual è la situazione per chi ha subìto un trauma spinale nel nostro paese?
«Indubbiamente difficile, per vari motivi. Sono più di 75mila le persone che hanno questo problema cronico in Italia. Abbiamo dei dati molto significativi: è stato calcolato che l’assistenza a un paraplegico nell’arco di tutta la sua vita costa un milione di euro, un tetraplegico più di tre milioni. Nel complesso, una spesa di 100 miliardi di euro, dieci volte superiore a quella dei tumori. Ma non è solo il discorso della spesa sanitaria che va affrontato meglio».

Quali sono gli altri aspetti?
«Finalmente sono stati devoluti fondi dallo Stato per implementare la rete delle Unità spinali sul territorio nazionale, carenti soprattutto al Centrosud. Ben 10 milioni e mezzo di euro all’anno per i prossimi tre anni è la cifra che è stata stanziata per potenziare l’assistenza a favore dei pazienti immobilizzati. L’organizzazione di queste Unità è fondamentale: si tratta di strutture specializzate nella cura e nella riabilitazione che permettono una ripresa della vita. Rimane, dunque, il problema della ricerca scientifica: fondamentale sarebbe aumentare le possibilità di studio su questo delicato tema, proprio ora che abbiamo ottenuto dei buonissimi risultati».

Ci descrive, dunque, la ricerca svolta dal suo gruppo?
«Da vari anni ci occupiamo del trauma spinale dal punto di vista neurologico e traumatologico. In particolare, lo abbiamo analizzato sia nella fase acuta che in quella cronica. In base ai risultati ottenuti negli ultimi mesi, possiamo dire che nei prossimi anni sarà possibile intervenire con un mix di farmaci per influenzare la risposta neuroinfiammatoria o ischemica acuta dopo il trauma. Poi c’è lo strumento utilissimo delle cellule staminali adulte, e riguardo a queste, abbiamo delle
novità importanti».

Quali sono queste novità?
«Le staminali adulte rappresentano un notevole supporto soprattutto per i pazienti già lesionati. Nei nostri esperimenti, abbiamo iniettato in topi staminali adulte prelevate dal loro cervello, 24 ore dopo l’induzione di un trauma spinale. Il 2-3% di queste cellule raggiunge il midollo ed entro 15 giorni l’animale ricomincia a camminare perché recupera la funzionalità degli arti posteriori. Il problema è che queste cellule esercitano la loro azione finché rimangono vive, cioè mantengono la loro staminalità: dopo poche settimane, infatti, perdono questa caratteristica e subiscono l’aggressione dei macrofagi, i tipici attori della risposta infiammatoria estremamente attivi in questo contesto. In poche parole, le staminali vengono eliminate e il beneficio non viene mantenuto. Ma gli studi sono proseguiti».

E dunque?
«Abbiamo evidenziato un sottotipo di staminali adulte neurali che sembrerebbero resistere a questa attività macrofagica e, soprattutto, sarebbero in grado di differenziarsi in neuroni. È la prima volta che si verificherebbe una vera e propria riparazione del tessuto lesionato. In questo sta l’importanza dei nuovi dati ottenuti».

Quali sono i prossimi obiettivi?
«Adesso dobbiamo rinforzare questi risultati e, almeno per i prossimi due anni, proseguiremo gli studi sperimentali sulle cavie. Naturalmente, se arriveranno conferme positive, si potrà immaginare un giorno di passare alla sperimentazione sull’uomo».

È esatto dire che le cellule staminali embrionali non hanno dato per questo tipo di patologia nessun risultato?
«Le staminali embrionali, se iniettate, hanno dimostrato di non essere capaci di arrivare solo dove servirebbero, cioè nei tessuti midollari lesionati, ma si sono distribuite in tutto il midollo, quindi possiedono un minore "tropismo". Non sempre l’enorme flessibilità di queste cellule "bambine" può rappresentare un vantaggio. Attenzione dunque a non diffondere falsi messaggi sulle capacità curative di queste cellule, soprattutto per quanto riguarda il trauma spinale. Il rispetto degli oltre 75mila italiani costretti in carrozzina passa anche attraverso questo».

giovedì 24 maggio 2007

Incontri MPV Firenze: Quando si muore: metodologie di accertamento della morte.

Domenica 27 Maggio alle ore 18.00 presso il Residence "La Contessina" (Via Faenza 71, Firenze) si svolgerà l'ultimo degli incontri a tema organizzati dal Movimento per la Vita di Firenze.

L'argomento che verrà affrontato sarà: Quando si muore: metodologie di accertamento della morte. Avremo come relatrice la Dottoressa Rosa Liotto, medico anestesista.

Dopo la relazione verrà lasciato spazio agli interventi. Seguirà cena in piedi.

L'invito che rivolgo a tutti è quello di essere presenti, sarà sicuramente un momento importante per approfondire le nostre conoscenze e venire a contatto diretto con la nostra realtà fiorentina.

Siete tutti invitati!

venerdì 18 maggio 2007

Dopo il Family Day

Noi
ed il loro mondo alla rovescia

Sinceramente ero partito con poche aspettative e con molto disfattismo. Sinceramente credevo che la gente non avrebbe risposto in massa, magari scoraggiata come me dalla poca pubblicità che giornali e televisioni riservavano all'evento. Fortunatamente non è andata così. Forse anch'io sono stato illuso ed ho creduto reale quel mondo immaginario che figurano i mass-media, un mondo di numeri manipolati, lontano dal sentimento della gente, da quell'opinione pubblica che tanto orgogliosamente si fregiano di rappresentare. In quel mondo siamo in netta minoranza. Anzi, diciamo pure che quasi non ci siamo. Fortunatamente in piazza eravamo in tanti e di tutte le età, un popolo di nonni e di bambini, di figli e genitori, tutti fieri di vivere, crescere e realizzarsi alla luce di un valore davvero fondante. Fortunatamente non c'erano bandiere di partito ed ognuno portava la propria esperienza, così diversa ma anche così uguale a quella degli altri. Nonostante questo in molti hanno snobbato quel popolo, in molti lo hanno paragonato ai diecimila di Piazza Navona. Noi non eravamo un popolo contro, eravamo un popolo per la vita e per la famiglia. E mentre noi eravamo lì, stravolti sotto il sole, ma sorridenti e felici, loro con il solito livore e la solita rabbia mal repressa sacramentavano contro Dio, la Chiesa e la Famiglia, e recitavano i loro soliti salmi di menzogne e spropositi. Sabato in piazza San Giovanni c'era davvero tanta gente c'era davvero un mondo fatto di serenità e di affetti, sinceri, fedeli, assoluti. Senza colori e senza partiti, eravamo e siamo uniti molto di più dalle nostre esperienze e dal nostro bellissimo modo di vedere la vita.

Non voglio dire altro, voglio lasciare soltanto alla vostra riflessione due cose che mi sono capitate in questa settimana, dopo il Family Day.
In uno dei servizi che la Rai ha dedicato al Family Day, un giornalista ha chiesto ad una signora anziana che era in piazza San Giovanni: "Signora, lei cosa ne pensa dell'altra manifestazione indetta dai Radicali?". Lei, sorridendo con molto candore, ha risposto: "Mi dispiace che facciano festa per il divorzio; il divorzio è sempre una sconfitta e quando si perde non è giusto fare festa". Ecco: loro festeggiano un dolore, noi una gioia, loro una sconfitta, noi una vittoria, quotidiana, faticosa, ma bellissima.
Un altro spunto di riflessione. Proprio ieri mi è capitato di leggere un'intervista illuminante, che getta, forse definitivamente, luce sul modo disonesto e criminale di fare politica di certe persone. E soprattutto conferma un sospetto che spesso mi passa per la testa: ma ci prendono davvero tutti in giro?! Penso proprio di sì, soprattutto i giornali, soprattutto quelli dell'establishment ("Repubblica", "Corriere della Sera", "Stampa"). Ci danno l'immagine di un'Italia che non esiste, di un'Italia laicista e secolarizzata. Non è così, se ce n'era ancora bisogno, piazza San Giovanni l'ha dimostrato. A parlare è Bernard Nathanson, famoso ginecologo newyorkese ex direttore della più grande clinica abortiva del mondo e fautore dell'introduzione della legge che negli anni settanta ha introdotto l'aborto negli Stati Uniti. Passato sul fronte pro-life è considerato oggi un traditore dai suoi ex compagni. Parlando del suo impegno a favore della legge sull'aborto, dice:

"Nel 1968 il nostro gruppo, la NARAL (National Association for Repeal of Abortion Law), era consapevole di andare incontro ad una sconfitta nel caso di un sondaggio serio ed onesto [altrove Nathanson spiega che secondo sondaggi non ufficiali oltre il 90% di newyorkesi erano contrari all'aborto n.d.r.]. Indicammo così ai mass-media e al pubblico i risultati di un sondaggio fittizio, nel quale secondo noi un 50-60% degli americani era favorevole alla liberalizzazione dell'aborto. La nostra tattica consisteva nell'invenzione di dati, frutto di consultazioni popolari inesistenti [...] Il pubblico mutò opinione e diventò davvero favorevole all'aborto. Vorrei dunque consigliare di essere molto critici e guardinghi di fronte alle informazioni diffuse dalla stampa e dai notiziari della radio e della televisione: purtroppo l'informazione inesatta e tendenziosa rimane per gli abortisti il metodo migliore di propaganda [...] La nostra tattica, per realizzare il nostro scopo, è stata con piccole varianti, quella usata poi in tutto il mondo occidentale [...] Falsificammo i dati sugli aborti clandestini (sapevamo che il loro numero negli Usa si aggirava intorno ai 100.000) dando ripetutamente al pubblico e alla stampa la cifra di 1 milione. Sapevamo che la mortalità annuale negli aborti clandestini era di circa 200-250 donne. Noi invece dicevamo che ogni anno morivano circa 10.000 donne per l'aborto clandestino. Questi dati fittizi influenzarono l'opinione pubblica americana, che si convinse della necessità di cambiare legge"
(il testo integrale dell'intervista è stato pubblicato su "Una voce grida", dicembre 2004 n.32)

Lascio a voi ogni commento...con la raccomandazione di prendere sempre con le molle quel che ci viene propinato da Repubbliche, Corrieri, Stampe, Panorami, Espressi, Porte a Porte, Matrix eccetera eccetera eccetera.

Andrea

lunedì 7 maggio 2007

Manifesto della famiglia

Questo che segue è il Manifesto che hanno sottoscritto tutte le associazioni che parteciperanno alla giornata del 12 Maggio in difesa della famiglia. Fra le firmatarie, chiaramente, c'è anche il Movimento per la Vita Italiano. Penso sia doveroso dedicare un pò di attenzione non solo all'evento, ma anche, e in maniera particolare, alle verità affermate da questo documento, nelle quali crediamo e ci battiamo fermamente. Buona lettura. Francesco

"La famiglia è un bene umano fondamentale dal quale dipendono l'identità e il futuro delle persone e della comunità sociale. Solo nella famiglia fondata sull'unione stabile di un uomo e di una donna, e aperta a un'ordinata generazione naturale, i figli nascono e crescono in una comunità d'amore e di vita, dalla quale possono attendersi un'educazione civile, morale e religiosa. La famiglia ha meritato e tuttora esige tutela giuridica pubblica, proprio in quanto cellula naturale della società e nucleo originario che custodisce le radici più profonde della nostra comune umanità e forma alla responsabilità sociale. Non a caso i più importanti documenti sui diritti umani qualificano la famiglia come nucleo fondamentale della società e dello Stato.


Anche in Italia la famiglia risente della crisi dell'Occidente - diminuzione dei matrimoni e declino demografico - e le sue difficoltà incidono sul benessere della società, ma allo stesso tempo essa resta la principale risorsa per il futuro e verso di essa si rivolge il legittimo desiderio di felicità dei più giovani. Nel loro disagio leggiamo una forte nostalgia di famiglia. Senza un legame stabile di un padre e di una madre, senza un'esperienza di rapporti fraterni, crescono le difficoltà di elaborare un'identità personale e maturare un progetto di vita aperto alla solidarietà e all'attenzione verso i più deboli e gli anziani. Aiutiamo i giovani a fare famiglia.


A partire da queste premesse antropologiche, siamo certi che la difesa della famiglia fondata sul matrimonio sia compito primario per la politica e per i legislatori, come previsto dagli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione. Chiediamo al Parlamento di attivare - da subito - un progetto organico e incisivo di politiche sociali in favore della famiglia: per rispetto dei principi costituzionali, per prevenire e contrastare dinamiche di disgregazione sociale, per porre la convivenza civile sotto il segno del bene comune.


L'emergere di nuovi bisogni merita di essere attentamente considerato, ma auspichiamo che il legislatore non confonda le istanze delle persone conviventi con le esigenze specifiche della famiglia fondata sul matrimonio e dei suoi membri. Le esperienze di convivenza, che si collocano in un sistema di assoluta libertà già garantito dalla legislazione vigente, hanno un profilo essenzialmente privato e non necessitano di un riconoscimento pubblico che porterebbe inevitabilmente a istituzionalizzare diversi e inaccettabili modelli di famiglia, in aperto contrasto con il dettato costituzionale. Poichè ogni legge ha anche una funzione pedagogica, crea costume e mentalità, siamo convinti che siano sufficienti la libertà contrattuale ed eventuali interventi sul codice civile per dare una risposta esauriente alle domande poste dalle convivenze non matrimoniali.


Come cittadini di questo Paese avvertiamo il dovere irrinunciabile di spenderci per la tutela e la promozione della famiglia, che costituisce un bene umano fondamentale.


Come cattolici confermiamo la volontà di essere al servizio del Paese, impegnandoci sempre più, sul piano culturale e formativo, in favore della famiglia.


Come cittadini e come cattolici affermiamo che ciò che è bene per la famiglia è bene per il Paese. Perciò la difenderemo con le modalità più opportune da ogni tentativo di indebolirla sul piano sociale, culturale o legislativo. E chiederemo politiche sociali audaci e impegnative.


Il nostro è un grande sì alla famiglia che, siamo certi, incontra la ragione e il cuore degli italiani.