lunedì 20 luglio 2009

"L'uomo indesiderato": Renzo Puccetti smaschera tutte le bugie degli abortisti

Care amiche e amici,

Approfittiamo per consigliarvi un ottimo libro, scritto dal dottor Renzo Puccetti, medico-chirurgo, specialista in medicina Interna a Pisa, con la prefazione del nostro presidente Carlo Casini. Qui di seguito trovate la recensione fatta dal sociologo, storico nonché scrittore Massimo Introvigne, fondatore e direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni).

Buona lettura


“Ho conosciu6570_1184162407404_1328554353_30514595_8087649_nto una ragazza che aveva abortito in una clinica nella zona di Regent’s Park, dove mentre abortisci ti portano fiori e champagne. Quella ragazza era stata trattata da regina tanto da uscirsene dicendo: ‘Quando potrò averne un altro?’”. Così scriveva nel 2006 sul “Guardian” una femminista storica, Mary Kelly: un segno della noncuranza con cui ormai si trattano – e non solo a Londra – le vite umane uccise con l’aborto. Lo si apprende (a p. 58) leggendo il libro di Renzo Puccetti, medico specializzato in Medicina Interna impegnato nell’associazione Scienza & Vita, pubblicato dalla Società Editrice Fiorentina (Firenze 2008) con il titolo “L’uomo indesiderato. Dalla pillola di Pincus alla RU 486”.
Per fortuna i sostenitori della vita hanno a disposizione sull’aborto e la contraccezione una letteratura ormai importante anche in lingua italiana, non solo dal punto di vista etico ma anche da quello medico. Tuttavia, se dovessi raccomandare un singolo libro che spieghi perché gli argomenti degli abortisti e dei sostenitori della contraccezione sono quasi sempre falsi sul piano dei fatti prima ancora che dei principi, consiglierei di leggere proprio questo. Hanno ragione Carlo Casini e Maria Luisa Di Pietro, che firmano rispettivamente la prefazione e la presentazione: ponendosi sul piano del rigore scientifico, il testo non è sempre facilissimo, e il lettore deve sopportare anche qualche formula matematica. Ma l’autore, medico, dimostra una straordinaria sensibilità nel campo della sociologia, quello dove – come insegna nelle sue lezioni il mio maestro e amico Rodney Stark – “chi non conta non conta”, cioè chi non è capace di far di conto leggendo le statistiche diventa poi irrilevante quando espone le sue conclusioni.
Inesorabilmente, Puccetti invece conta, e smentisce laicamente – con il semplice richiamo ai dati e ai fatti – tutta una serie di miti abortisti. L’aborto, si dice anzitutto, è cosa sostanzialmente diversa dall’infanticidio per cui non si dovrebbero usare parole politicamente scorrette come “uccidere”. Falso, risponde Puccetti citando affermazioni d’illustri sostenitori dell’aborto che chiedono anche l’infanticidio legale per chi nasce malformato. “Possiamo abortire se ci sono serie anomalie fetali fino al termine della gravidanza – si lamenta il professor John Harris, che insegna bioetica all’Università di Manchester – ma non possiamo uccidere un neonato. La gente cosa crede sia successo nell’uscita dal canale del parto, per giustificare l’uccisione del feto ad un estremità del canale del parto, ma non ad un’altra?”(p. 31).
Si abortisce per ragioni di salute o per gravi problemi economici, si aggiunge. Falso anche questo:statisticamente la prima ragione per abortire è il “non sentirsi pronta ad avere un bambino” (p. 46), a prescindere da ogni aspetto economico. Negli Stati Uniti e in Italia ci sono più aborti negli Stati e nelle regioni dove il reddito è più alto (pp. 47-48), a conferma della tesi generale di Puccetti secondo cui la prima causa dell’aborto è la mentalità abortista.
E, dal momento che la diffusione della contraccezione non frena ma anzi stimola la mentalità che considera la gravidanza una sorta di malattia, è falso anche il mantra tante volte ripetuto secondo cui diffondendo la contraccezione si ostacola l’aborto. È questa la parte più importante – e più tecnica – del libro di Puccetti, che accumula dati e li organizza secondo un modello matematico il cui risultato è senza equivoci: più si diffonde la contraccezione, più crescono gli aborti.
Ancora, si dice che la contraccezione d’emergenza (la cosiddetta “pillola del giorno dopo”) è un’efficace alternativa all’aborto. Falsi, incalza Puccetti, i dati sulle sue percentuali di successo, false le informazioni spesso fornite alle pazienti sul modo in cui opera e gli effetti collaterali, e falsa la tesi di fondo: anche la massiccia diffusione della contraccezione d’emergenza è accompagnata non da una diminuzione ma da un aumento degli aborti. In Scozia è stato condotto “il più vasto studio mai realizzato” (p. 73) nella contea di Lothian, dove a oltre 22.000 donne in età fertile è stata data la possibilità di tenersi in casa, pronte all’uso, cinque confezioni di pillola del giorno dopo. Comprensibilmente, in questo campione il numero di donne che usa queste pillole è salito: dal due al dieci per cento. Ma non c’è stata “nessuna riduzione del tasso di abortività” (p. 74): un risultato per cui i ricercatori – che erano partiti dall’ipotesi contraria – “non sono stati in grado di fornire una spiegazione” (ibidem). Naturalmente la spiegazione per Puccetti c’è: più si diffonde la contraccezione di ogni ordine e grado, più dilaga una mentalità ostile alla gravidanza che – quando la contraccezione per qualunque ragione fallisce – considera “normale” passare all’aborto.
Falsi – ma questo lo sapevamo da anni – i dati sugli aborti clandestini che ci sarebbero stati in Italia e altrove prima dell’introduzione delle leggi abortiste: pura propaganda politica, talora ridicola. Falsa la tesi cara all’onorevole Livia Turco secondo cui le leggi che legalizzano gli aborti li fanno diminuire: è il contrario, aumentano. Falsa perfino – e questa sarà una sorpresa per qualcuno – la tesi secondo cui almeno l’aborto legale negli ospedali fa diminuire i rischi di morire in seguito all’aborto clandestino praticato da mammane e medici radiati dagli albi. È vero, l’aborto clandestino è pericoloso: tra le donne che nel mondo muoiono nel periodo della gravidanza o immediatamente dopo il 13% decede a causa di un “aborto non sicuro”, o così dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma le cose non vanno molto meglio con l’aborto legale. A Cuba, paradiso degli aborti legali secondo una certa propaganda, il tasso di mortalità materna dovuto ad aborto legale è del 14,8% (p. 100). Ci sono sia percentualmente sia in cifra assoluta più donne morte per aborto legale a Cuba che per aborto clandestino a Malta (dove l’aborto è vietato: p. 101). Inoltre, chi ci dice che abortire è più o meno come farsi estrarre un dente dovrebbe riflettere sul fatto che tra le donne che muoiono dopo un aborto legale ce n’è un numero non insignificante che si suicida (quante si suicidano dopo aver perso un dente?).
Puccetti è specialista della questione della RU 486, la pillola che induce l’aborto farmacologico, presentato come più sicuro e meno doloroso dell’aborto chirurgico. La tesi è stata sostenuta anche in documenti ufficiali del governo Prodi, a proposito dei quali un’interpretazione benevola potrebbe sostenere che ignorano i dati scientifici più recenti. Questi sono ora disponibili, e ancora una volta del tutto chiari per chi sa contare: la stragrande maggioranza delle donne che ne ha avuto esperienza considera l’aborto farmacologico più doloroso, e i dati dimostrano che è anche meno sicuro.
Dopo la desolante cronaca di una giornata a un congresso di medici abortisti, Puccetti conclude che il problema non è solo né soprattutto medico ma è morale e politico. Oggi “la questione sociale – afferma Benedetto XVI al n. 75 dell’enciclica “Caritas in Veritate”, proprio con riferimento agli attacchi alla vita – è diventata radicalmente questione antropologica”. È vero anche il reciproco: la questione antropologica è diventata radicalmente questione sociale e politica. Il libro di Puccetti lo dimostra. Non si uscirà dal dramma antropologico dell’aborto con soluzioni tecniche, ma solo con una presa di coscienza del fatto che l’aborto è la tappa ultima di un processo rivoluzionario che, avendo negato i diritti di Dio, non è capace di capire e di rispettare neppure i veri diritti dell’uomo.

martedì 7 luglio 2009

“L’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo”. Il tema del diritto alla vita al centro della Caritatis in veritate

Esce in questi giorni la nuova Enciclica Caritatis in veritate di Papa Benedetto XVI. Vi propongo solo poche righe che mi servono a sottolineare alcuni aspetti a cui tengo particolarmente (il testo integrale lo potete scaricare in pdf a fondo post e se volete ne potremo parlare in futuro).

Il Papa a pagina 42 sottolinea fermamente che il tema della vita si intreccia con quello della povertà e più in generale dello sviluppo dei paesi del Terzo Mondo. Spesso il Movimento per la Vita italiano e gran parte dei movimenti pro-life europei e internazionali vengono accusati di occuparsi soltanto di aborto ed eutanasia. L’Enciclica del Papa dà una risposta netta e definita: l’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo. Chi lotta per la vita, a tutti i livelli, compie un atto di carità e lotta dunque per lo sviluppo e la pace.

Con questo spirito il popolo della Vita affronta la sua quotidianità, chi nei Cav e nei Movimenti, chi in famiglia, chi nelle case di accoglienza, chi negli ospedali e nelle cliniche, chi dal farmacista o al bar. Il Papa ci offre la miglior risposta per replicare a chi ci vuole monotematici, polemici e arroccati su principi poco “incarnati”.

Lo ripeto: chi lotta per la vita lotta anche per la pace e lo sviluppo dei popoli. La nostra, lo sappiamo, è un’azione imperfetta e assai limitata, ma consapevole della sua importanza e soprattutto del suo significato. Vorremmo sentir dire altrettanto da chi ci accusa, vorremmo sentir dire davvero sinceramente queste parole: “Lottiamo per la pace e quindi lottiamo per la vita”. Tra chi si vergogna o si nasconde e chi pensa che vita e pace siano contrari e non sinonimi, ancora ho sentito troppe poche voci.

PRO LIFE, PRO PEACE. Pochi di noi si prestano volentieri ad una colonizzazione linguistica, io per primo, ma se serve ad intendersi meglio, va bene lo stesso.

[…]

Uno degli aspetti più evidenti dello sviluppo odierno è l’importanza del tema del rispetto per la vita, che non può in alcun modo essere disgiunto dalle questioni relative allo sviluppo dei popoli. Si tratta di un aspetto che negli ultimi tempi sta assumendo una rilevanza sempre maggiore, obbligandoci ad allargare i concetti di povertà e di sottosviluppo alle questioni collegate con l’accoglienza della vita, soprattutto là dove essa è in vario modo impedita.
Non solo la situazione di povertà provoca ancora in molte regioni alti tassi di mortalità infantile, ma perdurano in varie parti del mondo pratiche di controllo demografico da parte dei governi, che spesso diffondono la contraccezione e giungono a imporre anche l’aborto.
Nei Paesi economicamente più sviluppati, le legislazioni contrarie alla vita sono molto diffuse e hanno ormai condizionato il costume e la prassi, contribuendo a diffondere una mentalità antinatalista che spesso si cerca di trasmettere anche ad altri Stati come se fosse un progresso culturale.
Alcune Organizzazioni non governative, poi, operano attivamente per la diffusione dell’aborto, promuovendo talvolta nei Paesi poveri l’adozione della pratica della sterilizzazione, anche su donne inconsapevoli. Vi è inoltre il fondato sospetto che a volte gli stessi aiuti allo sviluppo vengano collegati a determinate politiche sanitarie implicanti di fatto l’imposizione di un forte controllo delle nascite. Preoccupanti sono altresì tanto le legislazioni che prevedono l’eutanasia quanto le pressioni di gruppi nazionali e internazionali che ne rivendicano il riconoscimento giuridico.
L’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo. Quando una società s’avvia verso la negazione e la soppressione della vita, finisce per non trovare più le motivazioni e le energie necessarie per adoperarsi a servizio del vero bene dell’uomo. Se si perde la sensibilita` personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre
forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono. L’accoglienza della vita tempra le energie morali e rende capaci di aiuto reciproco. Coltivando l’apertura alla vita, i popoli ricchi possono comprendere meglio le necessita` di quelli poveri, evitare di impiegare ingenti risorse economiche e intellettuali per soddisfare desideri egoistici tra i propri cittadini e promuovere, invece, azioni virtuose nella prospettiva di una produzione moralmente sana e solidale, nel rispetto del diritto fondamentale di ogni popolo e di ogni persona alla vita.

Benedetto XVI, Caritatis in veritate, pp. 41-42

SCARICA QUI IL TESTO INTEGRALE DELL’ENCICLICA (pdf)

venerdì 3 luglio 2009

Ad libitum sulla Legge 40. Un articolo preso a caso e relativi commenti…meditate gente

Leggo della sciagura di Viareggio sul sito de La Nazione e mi imbatto nella colonna di destra in uno degli articoli più commentati del sito: Sì alla fecondazione assistita anche per le coppie non sterili, 25 commenti (leggi sotto). Alcuni sono di buon senso, altri di cattivo gusto, per gli altri lascio a voi il commento. Io non mi esprimo, ma vi esorto a fare un piccolo esercizio di dialettica. Immaginate di dover rispondere a molte di queste persone, a quelle che si rivolgono a voi con il peggior livore ideologico, immaginate di doverle convincere pacatamente, razionalmente. Non è facile cadere nel meccanismo perverso delle reciproche accuse, ma vale la pena provare; può essere utile, perché questo è ciò che pensa la gente della piazza, la 50enne dal parrucchiere, l’avvocato al ristorante, la casalinga in fila alla Posta, il vicino in ascensore.

Mi concedo solo una piccola polemica e chiedo a chi fa l’avvocato se non è un brutto vizio quello preso dai giudici di riscrivere le leggi; fino ad ora credevo le dovessero applicare. Pensate solo per un momento se accadesse il contrario e un malcapitato giudice si azzardasse a cambiare di una virgola la 194, con una bizzarra interpretazione, ad esempio, di quel “salute fisica o psichica”. Attentato alla Costituzione?

Ps. qui (link1 link2 link3 link4 link5 link6) trovate un po’ di quel che serve per capire il “nuovo corso” della Legge 40, per le nuovissime vi rimando all’inserto di ieri E’Vita di Avvenire, disponibile online sul sito del quotidiano (link).

IL TRIBUNALE 'RISCRIVE' LA LEGGE 40

Sì alla fecondazione assistita anche per le coppie non sterili

Il provvedimento del magistrato felsineo scardina uno dei punti fondamentali della legge 40. Inoltre nella sentenza viene ammessa la diagnosi preimpianto sull'embrione sempre se sussiste il rischio di gravi malattie genetiche

da ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com

BOLOGNA, 2 LUGLIO 2009 — Anche le coppie non sterili, che hanno già avuto figli nati con gravi patologie genetiche, potranno ricorrere alla fecondazione assistita. L’ha stabilito una sentenza del tribunale di Bologna, scardinando un punto fondamentale della legge 40. Non solo. Il giudice Chiara Gamberini ha anche ammesso la diagnosi preimpianto sull’embrione, sempre se c’è il rischio di ereditare gravi malattie genetiche. Una sentenza che, come prevedibile, ha fatto scoppiare polemiche roventi.
«E’ un’invasione di campo della magistratura nella volontà popolare — attacca il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella — E’ sconcertante, si tratta di un vero e proprio tentativo di riscrittura della legge 40, perché la sentenza non ha alcun collegamento con la sentenza della Corte Costituzionale che dichiarava illegittima la 40. E’ una riscrittura che dimostra che le decisioni del Parlamento non sono tenute in considerazione. Ora aspettiamo le motivazioni, poi vedremo».

IL RICORSO era stato presentato, tramite l’avvocato Gianni Baldini, da una coppia fiorentina, il cui primo figlio era affetto da distrofia di Duchenne, trasmessa dalla madre. I due, impiegato 40enne lui, casalinga 39enne lei, si erano rivolti al centro Tecnobios di Bologna. Purtroppo, una settimana fa, il loro primo figlio, di 9 anni, è morto. «Per noi questa sentenza, pur in un momento così doloroso, è una speranza», hanno detto al loro legale.
L’ordinanza del giudice dispone inoltre che si proceda «previa diagnosi preimpianto di un numero minimo di 6 embrioni» e che il medico debba eseguire i trattamenti «in considerazione dell’età e del rischio di gravidanze plurigemellari pericolose». Il medico potrà provvedere poi al congelamento «per un futuro impianto degli embrioni risultati idonei».

Categorico il presidente della Pontificia accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella: «Non credo che queste cose si risolvano con interventi continui della magistratura. La chiesa cattolica non ammette l’analisi pre-impianto perché porta inevitabilmente alla selezione eugenetica».
«Da oggi daremo il via alle procedure per eseguire la diagnosi preimpianto», spiega il direttore del centro Tecnobios, Andrea Borini. «I tribunali — aggiunge il ginecologo e padre della ‘provetta’, Carlo Flamigni — stanno facendo con gran buon senso ciò che i politici non sanno fare, ossia usare il buon senso». «La sentenza di Bologna — dice la senatrice Pd Vittoria Franco — dimostra ancora una volta che la legge 40 è una legge scritta male e inapplicabile». Ben diverso il commento del sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano: «Il tribunale di Bologna sovverte la legge».

Commenti (selezionati)

Paolo
Poveri genitori, a loro massima solidarietà,la legge 40 va scritta da genitori disperati come loro e medici,preti vescovi e bigotti di ogni genere TACCIANO E SI VERGOGNINO! Certe tragedie van vissute di persona e non GIUDICATE DA GENTE CHE PROBLEMI NON NE HA ED E' CIECA! L'ipocrisia di certa gente non deve rovinare la vita agli altri e la chiesa prima risolva i suoi problemi morali,poi forse può permettersi di puntare il dito contro gli altri. (banale ndr)

tenebra (sic ndr)
Era ora!!! Basta con le ingerenze della chiesa.Se uno e' religioso fa quello che dice la chiesa,ma se uno non lo e' deve essere libero di fare come vuole,purche'non arrechi danno ad altri. (ribanale e insensato ndr)

isa
Il problema è che il danno in questo caso è provocato a persone indifese (gli embrioni). Se qualcuno avesse selezionato un mio amico, affetto da malformazioni, ora non ci sarebbe e la mia vita sarebbe più povera (e lui non avrebbe avuto diritto a vivere). Non capisco perchè se la pena di morte non c'è per gli assassini sia da applicare a chi non ha fatto nulla e non può difendersi. A questo dovrebbe servire la legge. I magistrati applichino le leggi che già esistono e provvedano a mettere in galera chi se lo merita. Saluti (menomale ndr)

PAOLO
Se essere favorevoli alla fecondazione,se permettere a una mamma di sapere se suo figlio soffrirà e avrà problemi tutta la vita e sarà abbandonato quando lei non ci sarà più perchè nessun'altro se vorrà occupare è essere nazisti : ALLORA DATEMI DEL NAZZISTA! Per quanto riguarda la vostra stupida cieca immatura ignorante strumentale ipocrisia, gongolatevi di averla e peccato che certe disgrazie non abbiano colpito voi, a quest'ora stereste più zitti e usereste IL VOSTRO CERVELLO E NON QUELLO DI UN PRETUNCOLO per ragionare! MASSIMA SOLIDARIETA' A CHI VIVE QUESTE TRAGEDIE E IGNORATE I COMMENTI DI QUESTI CRIMINALI! (pacato ndr)

tenebra
I bambini di questa coppia sono afflitti da una malattia genetica che porta alla morte dopo alcuni anni, per voi e' logico farli soffrire ancora,per loro no e fanno benissimo con l'aiuto della scienza ad avere un bambino sano (riribanale e riinsensato: colpisce ancora ndr)

isa
Il problema è che il danno in questo caso è provocato a persone indifese (gli embrioni). Se qualcuno avesse selezionato un mio amico, affetto da malformazioni, ora non ci sarebbe e la mia vita sarebbe più povera (e lui non avrebbe avuto diritto a vivere). Non capisco perchè se la pena di morte non c'è per gli assassini sia da applicare a chi non ha fatto nulla e non può difendersi. A questo dovrebbe servire la legge. I magistrati applichino le leggi che già esistono e provvedano a mettere in galera chi se lo merita. Saluti (perfetta ndr)

Angela
Volere un figlio ad ogni costo è un atto di egoismo.Volere un figlio con la quasi certezza che sia come lo abbiamo voluto e immaginato (per il momento la legge vuole "aiutare" a non generare umani malati gravi, ma se una qualche ricerca dicesse che avere gli occhi chiari è un handicap, giusto per fare un es banale, perchè non gettare gli embrioni con gli occhi chiari?) è un volersi anticipatamente garantire una vita da narcisisti nascondendosi dietro l'idea di star facendo tutto ciò per il piccolo che viene al mondo.Avrebbe bisogno di troppo amore gratuito se nascesse con bisogni speciali.Poichè la società crea malati e nuove malattie, per sopravvivere non occuparsi di chi è "diverso" da ciò che lei definisce "normale" usa queste strategie.Ci sono tanti bimbi che aspettano di avere qualcuno che si prenda cura di loro.Chi ha voglia di fare il Genitore e non vuole mettere a rischio il nascituro e pensa di non essere egoista, perchè non pensa seriamente a questi Altri bambini?Questi sono miei pensieri in dubbio. (monumentale ndr)

Mario
Quattro cellule messe in croce (un embrione congelato) non sono una persona più di quanto non lo sia un uovo in frigo. La differenza sta tutta nel fatto che l'embrione ha per chi ci crede un anima, e l'uovo no. (professione biologo…o responsabile reparto alimetari coop? ndr)

Paolo pro Chiesa
...Bene proviamo a pensare così come se si potessero azzerare tutte le ingerenze della Chiesa, dal Suo nascere ad oggi: via i 10 comandamenti in particolare dal "onora il padre e la madre" in poi (ricordando che questi vengono alcuni millenni prima del codice di diritto civile e penale); ergo non esiste più il vincolo del giuramento; non esitono più le Parrocchie con tutti i loro servizi alla persona e non esistono più le innumerevoli opere di di carità nel mondo ( anch'esse nate secoli prima del così detto volontariato laico); sparisce il Natale e di conseguenza Babbo Natale, Santa Claus, la Befana; Spariscono tutte le opere d'arte e tutti i monumenti e tutte le pievi medioevali; tutti i Santi (cari persino a chi non crede); niente conoscienza approfondita della cultura classica e gran parte dell'est europa non avrebbe la sua lingua; niente ospedali e niente farmacologia ed erboristeria. Infine: non siete quelli contro OGM e pro culture biologiche per mangiare sano come natura crea? Paolo pro Chiesa. (iperbolico, ma efficace…ma una domanda: l’articolo ha parlato di Chiesa!? Penso che la risposta ai nostri amici sta nella ragione e nell’umanità, prima ancora che nella religione ndr)

isa
Il problema è che la scelta di UCCIDERE una persona non è una scelta che riguarda chi UCCIDE, ma principalmente riguarda chi MUORE. Nessuno ha il diritto di uccidere un altro. E la Chiesa in questo non ha niente a che vedere. E' un principio di umanità...chi non lo capisce è DISUMANO...(io voto isa ndr)

Che bello rileggere sempre le stesse cose, ma soprattutto, che bello sapere che gente come isa trova il verso di rispondere in modo diverso, e sensato.

mercoledì 1 luglio 2009

Il profilattico entra a scuola: la Provincia di Roma dà la lezione sbagliata

Accennavo nel post precedente al problema delle gravidanze-baby in Inghilterra risolte a suon di distributori automatici di profilattici ed ecco che in Italia ci adeguiamo. Un plauso alla Provincia di Roma per questa scelta davvero “progressista”.

Non sempre quello che viene dopo è progresso (Alessandro Manzoni)


di Giacomo Samek Lodovici (da avvenire.it)

Nelle scuole superiori e nelle università statali della Provincia di Roma potranno essere installati dei distributori di profilattici. Il Consiglio provinciale della capitale, a maggioranza di centrosinistra, ha infatti approvato una mozione che impegna il presidente Zingaretti ad aderire alla campagna promossa da Sinistra e Libertà, Giovani Democratici, associazione Coscioni, Rosa Arcobaleno e Circolo omosessuale Mario Mieli. Anche il viceministro della salute Fazio si è dichiarato favorevole.
Ora, non è questa la sede per svolgere laicamente delle riflessioni morali sulla criticabile visione della sessualità che si associa all’incentivazione e all’uso dei profilattici. Bisogna però dire che sbaglia chi sostiene che le istituzioni devono essere 'neutrali' e al tempo stesso possono incentivare la libertà di scegliere se comprare e usare i profilattici oppure no. Autorizzando l’installazione di macchine distributrici nelle sedi dei 'loro' istituti di istruzione, con ciò stesso le istituzioni avallano e rinforzano una certa visione della sessualità, come minimo quella che ritiene equivalente l’uso e il non uso dei profilattici. In tal modo, esse finiscono per incidere sulle convinzioni etiche personali che – lo sappiamo, dati alla mano – vengono influenzate (anche) dalle regole fissate in sedi istituzionali. Per qualcuno l’installazione in scuole e università evita agli studenti l’imbarazzo di andare in farmacia (ma perché c’è imbarazzo? È solo l’influenza della Chiesa, nonostante le martellanti campagne di segno opposto, o anche qualche intuizione della coscienza morale, anche del non credente?).
Tuttavia, in realtà, le macchine distributrici si trovano già facilmente in altri posti, molto meno visibili delle scuole e università. O forse devono essere collocate anche in questi luoghi perché, anche qui, avere rapporti sessuali è non solo un fatto, ma altresì un diritto? I profilattici sono materiale scolastico? Qual è l’utilità, insomma, di queste installazioni? La Provincia di Roma, infine, sembra non aver minimamente recepito la documentata opera di informazione fatta da alcune fonti basata su studi scientifici realizzati anche da non credenti, nei giorni della polemica circa le dichiarazioni di Benedetto XVI in viaggio verso l’Africa. Sempre tralasciando la valutazione etica della questione, infatti, paiono totalmente ignorate le dichiarazioni anche di ricercatori non cristiani: il tasso di Aids non diminuisce e, anzi, in certi casi, aumenta, pur se si fa una sistematica informazione sui profilattici e li si mette copiosamente a disposizione (persino gratis). Per esempio, la revisione di 13 studi da parte dell’autorevole Cochrane Database Review Institute (ma si potrebbero citare altre ricerche e altri monitoraggi) ha mostrato che la protezione garantita dal profilattico rispetto all’Aids è pari all’ 80%. Un dato che vale se l’uso è «corretto e costante» , mentre invece, anche tra gli utilizzatori occidentali abituali, c’è chi prova fastidio, resistenza psicologica (beninteso non morale), emotiva, ecc. Anche qualora la protezione fosse del 90%, resta il fatto, per dirla con la rivista Lancet (marzo 2008), che «la posizione tradizionale cattolica [che insiste su fedeltà e astinenza] sui condoms e l’Aids è la più ragionevole e la più solida scientificamente nella prevenzione».
Sempre Lancet (gennaio 2000) aveva paragonato il preservativo alle cinture di sicurezza, che offrono una falsa percezione di protezione: così, negli anni ’70, dove ne fu introdotto l’obbligo, aumentarono gli incidenti, per l’aumento dei comportamenti a rischio.