sabato 29 dicembre 2007

«Io, oncologa con il cancro, dico no all’eutanasia»

Il caso di Sylvie Menard
"Quando ho scoperto la malattia è cambiato il mio sguardo sull’esistenza"

Marina Corradi, da Avvenire, 28 novembre 2007

Era un giorno di aprile del 2005. La dottoressa Sylvie Menard, 57 anni, direttore del Dipartimento di oncologia sperimentale all’Istituto dei Tu­mori di Milano, era alla mensa. D’improvviso un capogiro, uno svenimento. Nulla di grave, forse il bicchiere d’acqua troppo fredda che aveva appena bevuto. Co­munque, i colleghi le impongono di fare un esame del sangue. Lei è tranquilla. La sua salute è ottima. Ma i risultati della elettroforesi ri­velano un picco altissimo di im­munoglobuline. Un esito che si spiega solo in un modo, e quel mo­do, un’oncologa come la Menard lo conosce benissimo. «Era il 26 a­prile. Quel giorno, la donna che e­ro stata fino ad allora è morta. L’e­same segnalava un tumore del mi­dollo, un tumore non guaribile. A casa mi sono guardata allo spec­chio: impossibile, mi dicevo, io sto benissimo. Sono riuscita a addormentarmi solo quando mi sono convinta che, certamente, si trat­tava di un errore». Sylvie Menard oggi ha 60 anni. Il viso abbronzato sopra il camice bianco, è al suo posto, all’Istituto dei tumori. Sembra stare benissi­mo, ma è costantemente in tera­pia. Quell’esame, non era un er­rore. Il cancro c’era, e di quelli per cui non c’è ancora una cura riso­lutiva. Sono stati tre anni di una battaglia, che continua. Sylvie Me­nard lavora, e fa una vita norma­le. Ciò che è cambiato, dice, è il suo sguardo sulla vita. Parigina, cresciuta nella Sorbona del 1968, arrivò in Italia con il matrimonio. Dal ’69 in via Venezian, allieva di Umberto Veronesi, è, dice, laica e non credente. Del suo maestro ha condiviso l’impostazione filosofi­ca. E sulll’eutanasia, è sempre sta­ta d’accordo con lui. Fino a quan­do non si è trovata dall’altra parte della barricata. Malata, e di quale malattia. Allora verità e valori so­no stati rivoluzionati. Tutto è cam­biato: «Io, sono nata di nuovo». La scossa è stata terribile, un ter­remoto. Un oncologo non può il­ludersi, sa. E davanti a quella prognosi, il medico che per tutta la vi­ta ha parlato di cancro si trova sba­lordito e spiazzato: il nemico, ora, è addosso. «Ho conosciuto la im­possibilità, d’un tratto, di fare qualsiasi progetto. Come avere davanti un muro. Il futuro, sem­plicemente non c’era più. Ho smesso di mettere nuove piante in giardino. Tanto, dicevo, non le ve­drò crescere». Scopre cos’è l’attesa di una dia­gnosi, quando il paziente sei tu. «Il terribile tempo dell’attesa», lo chiama. Quando aspetti l’esito di una biopsia, e non pensi più a nient’altro: «Fissi il telefono, a­spetti, prigioniero di una osses­sione ». Capisce cos’è, essere co­me bloccati in un limbo, quando sai che il male cammina, ma an­cora non ti puoi curare. A casa, l’angoscia dei familiari. Al lavoro, i colleghi. Quelli che vengono a dirti semplicemente : conta su di me. Ma anche quelli che se ti in­travvedono in fondo al corridoio svoltano l’angolo. «Ho scoperto che esiste ancora una parola tabù. È la parola cancro. C’è chi ha pau­ra di te, come se fossi contagioso». E quando dopo venti lunghissimi giorni la terapia può partire, co­me con una improvvisa ribellione dice di no. Che non vuole curarsi. «Era maggio, i primi caldi. Avevo voglia di vivere quell’estate. Per­chè curarmi, se tanto non posso guarire? Avevo voglia di restare ancora fra i sani'. E’ un’altra not­te difficile. («Quando hai un can­cro – dice – quello che conta sono le notti»). Ma il giorno dopo sce­glie: farà la terapia. «Qualcosa in me ha reagito. Anche senza guari­re, prolungare la vita di qualche anno, improvvisamente mi è di­ventato fondamentale, volevo vi­vere fino in fondo». Una metamorfosi attraversa la dottoressa. 'E’ cambiata la consa­pevolezza della vita stessa. Quan­do sei sano, pensi di essere im­mortale. Quando invece la tua fi­ne non è più virtuale, la prospet­tiva si capovolge. Io, il testamento biologico, da sana, lo avrei sotto­scritto. Ora no. Quando hai un cancro, diventi un’altra persona, e ciò che pensavi prima non è più vero. Ciò che da sani non si capi­sce, è che i pazienti sono una po­polazione diversa. Anche io, pri­ma, parlavo di «dignità della vita», una dignità che mi sembrava in­taccata in certe condizioni di ma­lattia. Da sani si pensa che dove­re essere lavati e imboccati sia in­tollerabile, 'indegno'. Quando ci si ammala, si accetta anche di vi­vere in un polmone di acciaio. Ciò che si vuole, è vivere. Non c’è nul­la di indegno in una vita total­mente dipendente dagli altri. E’ indegno piuttosto chi non riesce a vederne la dignità». Nel tunnel della chemioterapia la Menard vede tutte le certezze del­la sua vita smentite dalla forza del­la concreta realtà. Guarda con al­tri occhi al dibattito sull’eutana­sia. Pensa a Eluana, la ragazza da molti anni in stato vegetativo che il padre vorrebbe lasciare morire. «Ma lo sappiamo, che quella ra­gazza non ha nessuna spina da staccare? Che l’ipotesi è quella di lasciarla morire di fame e di disi­dratazione? Sappiamo che ’stato vegetativo permanente’ non vuo­le dire che non c’è nessuna atti­vità cerebrale? In un lavoro scien­tifico recente è stato dimostrato che se si mette davanti agli occhi di uno di questi malati una foto­grafia di persone care, e si fa una risonanza magnetica, si vede l’ac­censione di una attività cerebrale. Come si può decidere di sospen­dere l’alimentazione»? Nelle parole della Menard ritrovi quella strana discrasia che noti sempre fra la realtà delle corsie e il dibattito pubblico sulla eutana­sia. Dove la «morte dignitosa» è un «diritto». Nella realtà dolente dei reparti terminali, i malati invece vogliono vivere. Sylvie Menard: «Il favore di tanti all’eutanasia si spie­ga con una sorta di inconscio e­sorcismo, un volere allontanare da sè la possibilità della malattia e del dolore. È una mancanza di imme­desimazione nel malato. Perchè, quando poi ti ci trovi, cambi idea» Ciò che domandano davvero i ma­­lati, dice la Menard, è di non sof­frire. «Deve essere fatto tutto il possibile, contro il dolore. E in questo in Italia siamo indietro. Bi­sogna insegnare ai medici a usare gli oppiacei, e a non lasciare un paziente nella sofferenza per la paura di usare questi farmaci. An­che questo fa parte di un decalo­go su cui lavora la Commissione per la umanizzazione della medi­cina, voluta da Livia Turco, di cui faccio parte». La vera battaglia, dice, è contro il dolore. Non per una morte che, nella esperienza amplissima del­­l’Istituto dei Tumori, i malati «ve­ri» non chiedono. Chiedono, in­vece di non essere abbandonati. 'Temo che l’eutanasia possa es­sere la logica avanzante, se di tan­ti malati, quando muoiono, si dice solo: finalmente, dice la Me­nard. «In Olanda – aggiunge – ci sono 10 mila malati all’anno che chiedono l'eutanasia. L’80 per cen­to sono malati di cancro, assistiti nel migliore dei modi dal punto di vista medico. E allora, mi do­mando, come mai tante richieste? Ho il dubbio che sia perchè è gen­te sola, che avverte attorno una tacita pressione a levare il distur­bo. Che avverte che, mentre vie­ne ottimamente curata, la sua presenza è ormai di troppo. Che, se muoiono, qualcuno dirà: FINALMENTE. E allora si adeguano, e ob­bediscono ». Ha ricominciato a curare le sue piante. I colleghi le hanno regala­to una giovanissima quercia. E’ lì nel vaso accanto alla scrivania. Ha, dice, «una nuova gerarchia di va­lori ». Vola a Parigi, per ogni festa di famiglia, non se ne perde più u­na. La domenica si siede a con­templare il suo giardino. Le pare bellissimo, e bellissima ogni mat­tina, qualunque numero ne resti. Ogni giorno da vivere, nessuno da sprecare. «Il testamento biologico, da sana, l’avrei sottoscritto. Ora no. Quando hai un tumore diventi un’altra persona e ciò che pensavi prima non è più vero». «Quello che chiedono i malati è di non soffrire. Si deve fare tutto il possibile contro il dolore» «All’improvviso ho conosciuto l’impossibilità di fare qualsiasi progetto. Il futuro non c’era più. Ho smesso di mettere nuove piante in giardino. Tanto, dicevo, non le vedrò crescere» Ora ha ricominciato E ogni giorno le appare bellissimo, da vivere.




Le cure palliative: grandi dimenticate

Francesca Lozito

Non basta un farmaco per contra­stare il dolore. Le cure palliative moderne si propongono di avere un approccio globale ai bisogni del mala­to: dentro c’è tutto, l’assistenza medica, in­fermieristica psicologica, sociale, spiritua­le. «Ma il dolore bisogna curarlo e per far­lo occorre che i medici siano formati alla somministrazione degli oppioidi». Parola di Giovanni Zaninetta, presidente della So­cietà italiana di cure palliative, che punta tutto sulla preparazione appropriata della categoria «Fare delle adeguate politiche di formazione è fondamentale – dice. – Dei tentativi sono stati effettuati negli scorsi anni, ma non hanno avuto un grande seguito. So­prattutto perché è mancato il ricono­scimento. È neces­sario che questo ti­po di formazione alla somministra­zione della morfina riceva l’adeguata certificazione Ecm». E sembra quasi che la carenza di diffusione degli op­pioidi in Italia sia ferma a un crocevia tra «la carenza di informazione sul loro utiliz­zo – dice ancora il medico esperto in cure palliative – e un eccesso di informazione, che va soprattutto in una direzione nega­tiva ». Necessario è allora sfatare un altro mito strisciante e che ogni tanto riemerge nei dibattiti: «La morfina, se usata corret­tamente dal punto di vista terapeutico può portare grossi benefici». Per questo è importante che la prima co­noscenza l’abbiano appunto i medici, che sia prima di tutto in loro radicata l’impor­tanza del tipo di intervento che si va a fare con il fentanil piuttosto che ossicodone, per citare solo due degli oppiodi comune­mente usati: «La corretta prescrizione di questi – dice ancora Zaninetta – prevede un follow up molto controllato dal medi­co, soprattutto nei primi giorni». Nei giorni scorsi il dibattito ha registrato interventi a favore della diffusione del­l’utilizzo di questo tipo di farmaci anal­gesici per qualsiasi tipo di dolore, anche, banalmente, per una distorsione alla ca­viglia. Il dottor Zaninetta osserva che «al di là dell’iperbole, prima di tutto sia ne­cessario saper usare bene la morfina per curare un tipo di dolore severo. Bisogna prima di tutto usarla quando serve e avere chiaro come usarla». Il professor Zaninetta: per contrastare il dolore si deve mettere in campo un approccio globale ai bisogni del malato.



PS. Non dimenticate di seguire il diario delle vacanze di SUPER GUILIANO !!!

giovedì 27 dicembre 2007

Moratoria!

Appello:
ora la moratoria per l’aborto



Giuliano Ferrara da Il Foglio del 19.12.2007



C’è anche una pena di morte, legale, che riguarda centinaia di milioni di esseri umani. Le buone coscienze che si rallegrano per il voto dell’Onu ora riflettano sulla strage eugenica, razzista e sessista.

Questo è un appello alle buone coscienze che gioiscono per la moratoria sulla pena di morte nel mondo, votata ieri all’Onu da 104 paesi. Rallegriamoci, e facciamo una moratoria per gli aborti. Infatti per ogni pena di morte comminata a un essere umano vivente ci sono mille, diecimila, centomila, milioni di aborti comminati a esseri umani viventi, concepiti nell’amore o nel piacere e poi destinati, in nome di una schizofrenica e grottesca ideologia della salute della Donna, che con la donna in carne e ossa e con la sua speranza di salute e di salvezza non ha niente a che vedere, alla mannaia dell’asportazione chirurgica o a quella del veleno farmacologico via pillola Ru486.
Questi esseri umani ai quali procuriamo la morte legale hanno ciascuno la propria struttura cromosomica, unica e irripetibile. Spesso, e in questo caso non li chiamiamo “concepiti” ma “feti”, hanno anche le fattezze e il volto, che sia o no a somiglianza di Dio lo lasciamo decidere alla coscienza individuale, di una persona. Qualche volta, è accaduto di recente a Firenze, queste persone vengono abortite vive, non ce la fanno nonostante ogni loro sforzo, soccombono dopo un regolare battesimo e vengono seppellite nel silenzio. La pena di morte per la cui virtuale moratoria ci si rallegra oggi è di due tipi: conseguente a un giusto processo o a sentenze di giustizia tribale, compresa la sharia. Sono due cose diverse, ovviamente. Ma la nostra buona coscienza ci induce a complimentarci con noi stessi perché non facciamo differenze, e condanniamo in linea di principio la soppressione legale di un essere umano senza guardare ai suoi motivi, che in qualche caso, in molti casi, sono l’aver inflitto la morte ad altri.
Bene, anzi male. Il miliardo e più di aborti praticati da quando le legislazioni permettono la famosa interruzione volontaria della gravidanza riguarda persone legalmente innocenti, create e distrutte dal mero potere del desiderio, desiderio di aver figli e di amare e desiderio di non averli e di odiarsi fino al punto di amputarsi dell’amore. E’ lo scandalo supremo del nostro tempo, è una ferita catastrofica che lacera nel profondo le fibre e il possibile incanto della società moderna. E’ oltre tutto, in molte parti del mondo in cui l’aborto è selettivo per sesso, e diventa selettivo per profilo genetico, un capolavoro ideologico di razzismo in marcia con la forza dell’eugenetica.
Rallegriamoci dunque, in alto i cuori, e dopo aver promosso la Piccola Moratoria promuoviamo la
Grande Moratoria della strage degli innocenti. Si accettano irrisioni, perché le buone coscienze sanno usare l’arma del sarcasmo meglio delle cattive, ma anche adesioni a un appello che parla da solo, illuministicamente, con l’evidenza assoluta e veritativa dei fatti di esperienza e di ragione.

Per aderire basta inviare una mail a
(noi l'abbiamo già fatto...clicca!...e guarda in alto a destra)

Super-Giuliano
con la moratoria anche una dieta speciale
Diario di una dieta speciale
di Giuliano Ferrara (da http://www.camilloblog.it/)

Una dieta speciale per la moratoria sull’aborto. Perché siano garantiti fondi al movimento per la vita e ai centri di assistenza che lavorano contro l’aborto, come ha chiesto ieri il giornale dei vescovi e come dovrebbero chiedere i giornali borghesi e laici. Una dieta semplice, che consiste nell’assumere soltanto liquidi dalla vigilia di Natale (dalla mattina della vigilia di Natale) al primo dell’anno (alla mattina del primo giorno del 2008). Non lo chiamo digiuno perché sono grasso, sebbene io pensi in generale di essere felicemente grasso e di recente mi senta un grasso molto in forma, orgoglioso di avere lo stesso peso corporeo (quello mentale è un altro paio di maniche) attribuito a Tommaso d’Aquino.
Questa è la mia decisione, e chi voglia associarsi sarà il benvenuto. Non chiamatela testimonianza, perché la testimonianza è sorella del martirio. Chiamatela per quello che è. Una dieta speciale contro l’ipocrisia e la bruttezza di un tempo in cui la morte viene bandita in nome del diritto universale alla vita e blandita, coccolata come un dramma soggettivo, nella spregevole forma, e molto oggettiva, dell’aborto chirurgico o farmaceutico.
Terrò un diario pubblico dalla casa di campagna in cui mi ritiro, lo terrò in questo giornale e, nei giorni in cui non sarà in edicola, nel suo spazio sulla rete (www.ilfoglio.it). Ho consultato il mio medico e mi ha detto che posso fare quel che faccio senza troppi problemi, basta bere molto, dosare le pillole antidiabete ed eseguire qualche banale controllo della glicemia e della funzione renale. Non è un sacrificio eccezionale, tutt’altro. E’ un altro modo di fare festa. E’ una cosa che non mi sarei mai sognato di immaginare nella vita e che in genere mi ispira una tremenda diffidenza: una buona azione. Buon Natale.

sabato 22 dicembre 2007

Auguri !!!

Carissimi amici,

poche parole per rivolgere a tutti voi l'augurio sincero di un Natale sereno e di un nuovo anno pieno di felicità e soddisfazioni.

Andrea, Francesco, Lorenzo


sabato 15 dicembre 2007

Mercoledì 19 dicembre - Incontro MpV

Cari amici,
Vi invitiamo a partecipare mercoledì 19 dicembre al nostro incontro mensile presso la sede di San Remigio alle ore 20, per cenare insieme e poi per discutere del nostro Manifesto che ormai sta per essere approvato dai capoccia di Roma.
Per evitare sprechi vari di cibo e bevande, vi pregheremmo di confermarci la vostra partecipazione con una email a mpvtoscanagiovani@gmail.com oppure con un commento a questo post, e specificando cosa porterete (se potete naturalmente) da mangiare. Per quanto riguarda le bibite e i salati ci pensiamo noi.
Un caro saluto

Andrea, Lorenzo e Francesco

martedì 11 dicembre 2007

Risposta ad un commento sul precedente post

Caro Giacomo Rocchi,
accolgo la sua istanza e prendo visione dei chiarimenti di Mario Palmaro. Dico con sincerità di aver preparato il post immediatamente dopo lo scoppiare della polemica e di aver potuto pubblicarlo solo in un secondo tempo; mi scuso per questo e tolgo quello "scorretto" che potrebbe ingenerare ulteriori polemiche.

Ci terrei però a sottolineare e chiarire la mia opinione, visto che anch'essa potrebbe essere suscettibile di errate interpretazioni.
Credo, e lo ripeto, che in questo momento la nostra posizione, contraria alla legge sull'aborto, sia minoritaria nel nostro paese. Dunque sarebbe controproducente erigere un muro attorno a noi e pretendere solo e soltanto l'abrogazione di una legge, che, ad oggi, raccoglie purtroppo i consensi della maggior parte degli italiani. Detto questo credo che sia indispensabile dunque intavolare un dialogo con chi sostiene la legge, proprio partendo dall'obbiettivo minimo, ossia l'applicazione completa e, sottolineo, corretta, della legge.
Credo che in questo senso l'articolo di Assuntina Morresi sia da apprezzare, se non altro perchè si pone l'intento di aprire un dialogo strategico. Non mi sembra, e su questo mi sento di doverla correggere, che la dottoressa abbia parlato di legge giusta in senso assoluto, ma di legge migliore rispetto a quelle in vigore negli altri paesi europei (eccezion fatta per la Polonia); il che è cosa ben diversa. E credo che su questo si possa convenire con lei. Penso, tanto per citarne una, alla situazione spagnola dove proliferano cliniche private specializzate in aborti, ma si potrebbero citare le legislazioni di Inghilterra, Francia (dove si produce si vende senza troppi scrupoli la famigerata pillola abortiva) o Olanda. Non credo, tanto per intendersi, che la Morresi di fronte all'opportunità di riscrivere una legge contraria in toto all'aborto farebbe opposizione, anzi.

Si tratta di scegliere il male minore, come in occasione del referendum del 2005, dove abbiamo (credo che anche il vostro comitato l'abbia fatto) difeso una legge di compromesso, che tuttavia andava, e va tuttora, contro i principi che professiamo. Una legge che però, in quel momento storico, era la migliore possibile da attuare, per arginare un far west pericolosissimo.
Al di là delle polemiche, che ci possono ovviamente stare, credo che nessuno, nemmeno la Morresi, abbia mai messo in discussione i valori su cui impostiamo il nostro impegno civile. Questo è importante: nessuno ha mai messo in discussione che l'aborto sia un omicidio. Ed è veramente un peccato che il fronte della Vita debba perdere unità e compattezza di fronte ad un'affermazione paradossale, una posizione che mette in discussione strategie e metodi, ma non si sogna nemmeno lontanamente di negoziare il valore indiscutibile del Diritto alla Vita.
Perdere la nostra unità è il regalo più grande che possiamo fare a chi quotidianamente diffonde una cultura di morte. Su questo non credo si possano ammettere obiezioni.
Per questo invito ancora una volta lei, e anche Mario Palmaro, a rileggere l'intervento della Morresi in una chiave diversa. Non sul piano dei valori, ma su quello dei metodi e delle strategie di intervento a livello politico.
Non si preoccupi, caro Giacomo Rocchi, nè si preoccupi Mario Palmaro, non vi lasciamo da soli a difendere la Vita. Le nostre riflessioni sulla vita non sono certo "deboli", non sono certo "deboli" i valori che professiamo, nè diventeranno "deboli", se cerchiamo strategie diverse per diffonderli; magari incuneandosi negli interstizi difficili, ma penetrabili, di una cultura di morte che sembra dominante, ma che, state sicuri, non ci apparterrà mai.

Dunque avanti. Ma avanti tutti insieme, compatti come per il referendum sulla legge 40. Compatti nel sostenere il valore "forte" della Vita. Anche attraverso strade nuove, che magari saranno discutibili e opinabili per alcuni, ma che non possono certo far perdere di vista l'obbiettivo comune di far vincere la civiltà della Vita e dell'Amore.
Ho letto con piacere ed interesse gli spunti offerti dal sito del Comitato presieduto da Mario Palmaro; la invito a fare altrettanto con le rifessioni "forti", che anche noi cerchiamo di proporre nella forma rapsodica del blog.
Con l'auspicio sincero che queste polemiche servano davvero ad arricchire il popolo della Vita e non a dividerlo (come molti del fronte opposto forse vorrebbero), la saluto cordialmente.
Andrea Biotti

domenica 9 dicembre 2007

Completamente d'accordo con lei...

Vi propongo soltanto l'atto primo (dei restanti due atti trovate i link a fondo pagina) di una polemica davvero pericolosa per il fronte della Vita.
Lascio qualsiasi commento al vostro giudizio. Mi permetto di anticipare soltanto due brevi pensieri che mi sono venuti spontanei leggendo i vari atti di questa polemica.


1) Io per primo sono tentato dal fondamentalismo, inteso nel senso buono di credere fino infondo ai propri valori. Qui però non si tratta di rinunciare affatto ai propri valori, si tratta di adottare un sano realismo nella scelta delle strategie per combattere l'aborto ed in questo momento l'atteggiamento più intelligente da tenere è paradossale, ma alla lunga efficace. Dobbiamo "difendere" nei suoi aspetti positivi la Legge 194 ed esigere il suo pieno rispetto. In questo momento chiederne la modifica o l'abrogazione è dannoso: non esistono i presupposti culturali.


2) Non bisogna giocare a chi è più bravo, a chi è più cattolico, a chi è più pro-life. E' il gioco pericoloso e sbagliato (soprattutto se si citano frasi travisandone il significato, sapendo benissimo la posizione e le buone intenzioni di chi le ha pronunciate) di chi cerca qualche consenso, a tutto vantaggio del fronte opposto, quello abortista.






Salvate la 194 dagli abortisti
Non ho cambiato idea, ero e resto pro life. Ma la nostra è una legge dissuasiva, e va applicata fino in fondo. Dobbiamo lavorare perché un giorno non serva più

di Assuntina Morresi (membro del Comitato nazionale di bioetica)


Trent'anni e non sentirli: tanti ne ha la 194, ma ogni volta che se ne parla scatta un botta e risposta tanto prevedibile quanto sincero, e, spesso, profondamente inutile. Il dibattito è rimasto fermo là, alla contrapposizione abortisti-antiabortisti, dove i primi sarebbero i sostenitori della legge, e i secondi quelli che la volevano abrogare, e hanno perso il referendum del 1981. Io sono fra quelli che hanno perso. Avevo quasi diciotto anni. Ho fatto una dura campagna, da militante, faticosa, per noi cattolici parlare in pubblico era difficilissimo, a volte pericoloso. Ero certa che l'aborto fosse un omicidio, e che la sua legalizzazione non avrebbe risolto il problema della clandestinità - sbandierata dai radicali con cifre inverosimili, talmente impossibili che molti di noi credevano sinceramente fosse tutto inventato di sana pianta - e che anzi ne avrebbe fatto un mezzo di controllo delle nascite, un tragico contraccettivo.

Dopo trent'anni non ho cambiato idea. Penso ancora esattamente così. Ma in trent'anni è cambiato il mondo: è crollato un muro a Berlino, è nata Louise Brown, e dopo di lei, come lei, tre milioni di bambini sono stati concepiti in laboratorio, un numero imprecisato di embrioni umani (quanti milioni?) è stato soppresso, perché in sovrappiù, venuti male, o sacrificati in nome della scienza. Insieme alla piccola Louise è arrivata la tecnoscienza.

Negli ultimi vent'anni nel mondo c'è stato un miliardo di aborti. Una cifra agghiacciante. E proprio per la battaglia di trent'anni fa - che rifarei - e per tutto l'impegno pubblico e privato di questi trent'anni nel fronte pro life, dico che è ora di mettere un punto e voltare pagina. E per questo condivido la difesa che ha fatto la dottoressa Patrizia Vergani della legge 194, in un'intervista pubblicata su Tempi, per la quale è stata ingiustamente attaccata. Una legge sull'aborto è necessaria: prima le donne che abortivano erano processate e andavano in galera. Solo loro, s'intende. Non i maschi che le avevano messe incinte. Non si può mandare in galera una donna che ha abortito. E se qualcuno fosse ancora convinto del contrario, sia coerente e ammetta che in galera ci deve andare anche il padre del concepito, se è stato favorevole, o se comunque ha collaborato in qualche modo all'aborto, anche con l'indifferenza (decidi tu, dicono. E se ne fregano, neanche accompagnano in ospedale, e poi ti sbattono in faccia la scusa della tua libertà. Ma quando mai?). Adesso si può fare, c'è l'analisi del Dna, Pater semper certus est, tamquam mater.

Certo, se la potessi scrivere io, una legge sull'aborto, direi che è consentito solo nei casi di grave pericolo di salute e di vita della madre. Ma la 194 non l'ho potuta scrivere io, né chi la pensa come me. È il frutto di un compromesso, come avviene spesso in politica, è stata votata ad un referendum, ed è chiaramente condivisa dalla maggior parte del popolo italiano. Come dice tale Camillo Ruini - difficilmente tacciabile di relativismo o tantomeno di essere una banderuola, su certi temi - «noi certamente siamo contro l'aborto ma non vogliamo modificare la legge. Auspicheremmo soltanto che nell'applicazione della legge si tenga conto il più possibile dell'importanza di favorire la vita».

La legge ha fatto mentalità, ma per cambiarla non si può partire da una nuova legge: bisogna ricominciare a parlare dell'esperienza del materno, di cosa significa essere madre. Bisogna recuperare il senso delle relazioni umane, e dire, come Paola Bonzi del Centro di Aiuto alla Vita della Mangiagalli di Milano, che una donna per accogliere deve essere accolta.

Giù dalle barricate. Nel frattempo è successo qualcosa di cui noi cattolici dobbiamo essere consapevoli: il fronte "abortista" è spaccato. Ci sono gli abortisti veri e propri e i pro choice. Gli abortisti sono quelli per i quali l'aborto è un problema solo a parole, ma poi nei fatti se ne fregano, per esempio vogliono la pillola Ru486 perché così le donne potranno abortire a casa col fai-da-te, e l'embrione e il sangue vanno via con una tirata dello sciacquone, al cesso, senza problemi.

I pro choice, invece, sono quelli che sostengono la 194, ma vorrebbero che le donne non abortissero più. E per questo apprezzano il lavoro dei centri di aiuto alla vita, e ci mandano le donne in difficoltà, li sostengono come possono e a volte ne favoriscono la presenza dentro gli ospedali. Il mio nemico non sono le donne che abortiscono, né la legge. Il mio nemico è l'aborto, e chiunque insieme a me vuole lavorare per diminuirne il più possibile il numero è mio alleato, e il fatto che sostenga o no la legge non mi interessa. Giudico sui fatti concreti. Quante donne hai aiutato perché non abortissero? Di quante ti sei fatto carico? E questo lo chiedo a tutti, cattolici e laici.

La legge 194, pur nelle sue molte ambiguità ed ipocrisie, se correttamente applicata ci permette di avere come alleati contro l'aborto tanti fra quelli che la legge l'hanno voluta. Sì, perché nel suo genere, la 194 è una buona legge, una delle migliori sull'aborto nel mondo. È una legge che vede l'aborto come un fatto negativo, verso il quale assumere un atteggiamento dissuasivo, e comunque da tenere sotto stretto controllo. L'aborto non è un diritto, per la 194, e infatti nel testo non si parla mai di autodeterminazione della donna.

Inizia con la difesa della vita: sana e utile ipocrisia, unica legge italiana che difende espressamente la vita, e, si sa, scripta manent. Non permette che i privati facciano dell'aborto un mezzo di profitto, ed è per questo che solo in Italia non si sono annidate quelle potenti ong (come la Planned Parenthood) che nel resto del mondo - in tutto il mondo - prosperano con le loro cliniche per aborti e contraccezione. Sia detto chiaramente: questo è uno dei principali motivi per cui in Italia gli aborti non sono aumentati, ma un po' diminuiti - meno di quanto si vuole far credere, e sempre troppi. La legge 194 non è eugenetica, non permette la soppressione del feto in quanto malformato, ma solo se questo provoca gravi problemi alla madre.

La prevenzione che manca. Per la 194 gli aborti tardivi (non si parla mai di aborto terapeutico) sono proibiti se il feto ha possibilità (non probabilità) di vita autonoma: se la donna rischia la vita (non la salute) le si induce il parto e si cerca di salvare entrambi. C'è una parte consistente sulla prevenzione, tutta da applicare. Se poi la legge è sistematicamente violata o male applicata, tocca a noi combattere per farla rispettare.

E poi: due anni fa abbiamo fortissimamente difeso la legge 40, che dal punto di vista dell'abortività è molto peggio della 194: per ogni bimbo che nasce da un concepimento in vitro, nove embrioni muoiono, in laboratorio o abortiti. Eppure quella passa per una legge cattolica (e sappiamo bene che di cattolico non c'è assolutamente niente). L'abbiamo voluta, perché era il male minore, il compromesso più ragionevole, e l'abbiamo difesa non andando a votare, seguendo il consiglio della Cei. Perché non utilizzare lo stesso criterio di giudizio per la 194? Insomma, che cosa mi tocca difendere, ma io la 194, oggi e in queste condizioni, non la voglio cambiare, la voglio applicare tutta quanta, e voglio vedere chi veramente è disposto, insieme a me, a lavorare perché un giorno non serva più. Senza stare ogni volta a rimestare cosa abbiamo votato trent'anni fa.



mercoledì 5 dicembre 2007

Salvati con il preservativo: l'enciclica di Livia

Giuliano Ferrara, da "Il Foglio" del 3 dicembre 2007


D'accordo, se faccio sesso a cazzo di cane rischio di ammalarmi. Una volta era la sifilide, adesso è l'Aids. Il governo (Livia Turco, ministro della salute) intende proteggermi. Commissiona uno spot alla signora cultura (Francesca Archibugi, regista). E che dice lo spot? Potrebbe dire, con Agostino: Ama (dilige), e fa' ciò che vuoi. O con Jane Austen: Cercati un marito o una moglie, un compagno o una compagna, concepisci una creatura umana, ama, educa, educati e divertiti. O con Kakà: La castità è una scelta libera e possibile. Ma no, è troppo semplice. Sa di parrocchia. Che cosa volete che sia la salvezza, magari la speranza, di fronte al problema della salute? Ecco dunque la soluzione: Mettiti un preservativo, fagli mettere un preservativo. Il ministero suggerisce «un amore senza rischi», proprio così. L'amore con l'air bag. L'amore con la gomma. Un sesso tecnico. Un altro capitolo del progetto Orgasmus. Poi si lamentano degli stupri, della solitudine, della violenza, dell'indifferenza, queste donne moderne sull'orlo di una crisi di coscienza. La concupiscenza a loro va bene, tutto bene benissimo, e deve esercitarsi al riparo da ogni senso del peccato, parola desueta e insignificante, poco laica. Basta che sia protetta da un palloncino. Mettitelo, e fa' ciò che vuoi. Eviti il rischio di pensare a quel che fai, il rischio di fare un bambino o una bambina, il rischio di entrare o accogliere liberamente l'altro, il rischio dell'amore rischioso che implica qualcosa, il rischio della nudità. Il ministero potrebbe anche dire, via spot: Sta' attento, sta' attenta, il sesso casuale è una ginnastica pericolosa, il corpo libero comporta conseguenze spesso incontrollabili. In mancanza di Paolo e Francesca, la bocca mi baciò tutto tremante, si può supplire con una bella foto di Amanda e Raffaele. Un richiamo rozzo alla responsabilità. Rozzo ma efficace, no? Ma questo è terrorismo moralistico, si dirà. Siamo fuori del senso comune, si dirà. Invece è la perfezione del senso e del luogo comune l'idea che lo stato ti suggerisca di vestire di gomma il pisello, trattandoti come un bambino scemo, incapace di subordinare gli istinti o i talenti alla ragione. I preservativi ci sono. Son stati inventati e sono alla portata di tutti. Gli amanti vedranno che cosa farne. Decideranno loro, caso per caso. Ma chi decide per tutti, chi fa cultura e controcultura, chi ci insegna ogni giorno che lo stato è laico, non sopporta ideologie e invadenze religiose, quale diritto ha di fare propaganda alla cosa più schifosa che sia mai stata inventata, che non è il profilattico o la libera scelta se usarlo o no, ma l'amore profilattico, il sesso senza rischi? «Un messaggio culturale di rispetto per se stessi e per gli altri», dice il ministro. E uno pensa: adesso fa uno spot per dire: Giovanotto, fatti un cuore intrepido e impara ad amare, studiati la questione del piacere, fatti gli occhi giusti per il desiderio, agisci con grazia ché poi c'è il giudizio (come dice il Papa dal buio profondo del medioevo, così lontano dalla luce immensa che illumina la Archibugi). No invece, il rispetto è tecnicamente realizzabile così: Srotola un palloncino colorato, e fa' sesso a coriandolo, come ti capita ma in sicurezza, al riparo da ogni evenienza. Chiaro che poi ci sta bene anche la tolleranza per l'aborto («Vorrei tanto abortire ma non riesco a rimanere incinta» - Sara Silberman), e tanta morfina per una bella eutanasia amorevolmente assistita. Se lo stato è il pronto soccorso del desiderio regolato dall'istinto, se è il farmacista della fregola, se moraleggia a vanvera e controassicura con la gomma il formidabile gesto dell'amore, dove troverò la forza.

mercoledì 28 novembre 2007

Un fortissimo abbraccio

Anche noi ci uniamo con sincerità e commozione alle migliaia di attestazioni di vicinanza ed affetto che in questi giorni stanno arrivando a Cesare Prandelli per la scomparsa della moglie Manuela.

Non vogliamo assolutamente fare retorica o, peggio, strumentalizzare questa vicenda, ma non possiamo fare a meno di esprimere l'augurio che tutta Italia possa davvero accogliere il grande insegnamento di Cesare e della sua famiglia: una testimonianza di coraggio, unità familiare e soprattutto di amore per la vita. Non voglio aggiugere altro, se non le poche parole spese da tutta la famiglia per descrivere i giorni che hanno accompagnato la signora Manuela alla morte: "Sono stati giorni bellissimi".

In un mondo di esempi sbagliati, questo è davvero straordinario.

Un fortissimo abbraccio.

lunedì 26 novembre 2007

Domenica 2 dicembre. Incontro con i ragazzi di Strasburgo

Domenica prossima noi ragazzi del Movimento per la Vita toscano incontreremo i vincitori del Concorso scolastico, che dall'11 al 14 dicembre visiteranno Strasburgo, la cittadina francese sede del Parlamento Europeo. Sarà un momento importante per far conoscere la nostra realtà di giovani impegnati a difesa della Vita, per trasmettere a ragazzi che per la prima volta entrano a contatto con la nostra realtà, tutta la passione e l'interesse che ci animano ed aiutare loro a prepararsi nel miglior modo ad un'esperienza così importante.
Con loro partiranno Francesco Travisi di Firenze, Marco Caponi di Prato e Teresa Papi, vincitrice del concorso riservato agli universitari.

L'incontro si terrà domenica 2 dicembre alle ore 11 nella sede fiorentina di San Remigio.

Al termine è previsto un pranzo tutti insieme, per cui chi volesse partecipare è invitato a contattarmi via e-mail (mpvtoscanagiovani@gmail.com) o commentando questo post. Penseremo noi al vitto...ma chi volesse portare qualcosa me lo faccia sapere...sarà sicuramente gradita.

A domenica!!!

martedì 13 novembre 2007

Lunedì 19 novembre. Incontro MPV Toscana

Cari amici,
lunedì scorso abbiamo discusso del Manifesto che noi giovani del Movimento per la Vita vogliamo presentare al Convengo che si terrà a Firenze nel prossimo febbraio. Nei giorni scorsi abbiamo ultimato la nostra bozza e inviata al nostro responsabile nazionale, che naturalmente provvederà a limarla e correggerla. Il testo definitivo probabilmente sarà presentato ai giovani di tutta Italia in occasione del Convegno dei Cav del 23-25 novembre.
Dalla prossima settimana saremo dunque chiamati tutti noi a presentare e diffondere il nostro manifesto, cercando di creare un consenso ampio e convinto attorno ad esso.

Per cenare insieme e poi per discutere di questo e di altri argomenti ci incontreremo lunedì 19 novembre alle ore 20 nella sede di San Remigio.
Per evitare sprechi vari di cibo e bevande, vi pregherei di confermarmi la vostra partecipazione con una email a mpvtoscanagiovani@gmail.com oppure con un commento a questo post, e specificando cosa porterete (se potete naturalmente) da mangiare. Per quanto riguarda le bibite ci pensiamo noi.

lunedì 12 novembre 2007

Venerdì 16 novembre. Conferenza Scienza&Vita

Carissimi amici, vorrei segnalarvi un'interessante iniziativa promossa da Scienza&Vita di Firenze. Vi consiglio vivamente di partecipare, non soltanto per il valore importante dell'iniziativa, ma anche perchè l'impegno che ci siamo assunti del Convegno Nazionale di febbraio non ci consentirà inevitabilmente di organizzare molti incontri formativi, per cui è necessario sfruttare anche occasioni come queste per aggiornarsi e riflettere sui temi cari al Movimento.


Venerdì 16 novembre 2007 - ore 17,00
Palazzo Incontri, “Sala Verde” g. c. dalla Cassa di Risparmio di Firenze
via de' Pucci, 1 Firenze

ACCANTO AL MORENTE: LA VERITÀ,
LA SOLIDARIETÀ, LA SPERANZA


Intervengono

Prof. Ferrando Mantovani
Ordinario di diritto penale, Università degli Studi di Firenze

Prof. Antonio M. Pala
Docente di medicina interna, Università degli Studi di Firenze

Mons. Fabrizio Porcinai
Vicario episcopale per l'economia, Diocesi di Firenze


Modera l'incontro

Prof. G. Gastone Neri Serneri
Professore emerito di clinica medica, Università degli Studi di Firenze

martedì 6 novembre 2007

In Scena la Vita

Volevamo dedicare questo nostro nuovo post ad una famiglia veramente particolare:
Quella di Cinzia, Antimo e dei loro tre figli.

Testimoniare i valori oggi, proprio perchè VALORI, è una vera impresa, dato che abbiamo a che fare con un mondo agonizzante e moralmente sordo alla Verità; questo sicuramente ci provoca non pochi disagi; ma la nostra sofferenza (come dice benissimo una battuta del film " Viaggio in Inghilterra" di Richard Attenborough) "è il megafono di Dio che serve a risvegliare un mondo sordo". Perchè dico questo? Perchè il nostro soffrire per i mali del mondo deve servire come cura per gli stessi mali. Cinzia ed Antimo questo lo fanno servendosi dell'Arte, il miglior strumento possibile dato all'Uomo per tale motivo!
Grazie di cuore per questa testimonianza di amore verso la Vita!

Francesco

Lo spettacolo si apre con un video di immagini selezionate dal filmato "La vita umana prima meraviglia" accompagnate dalla canzone "La vita è un dono" di Renato Zero. Dopo questa ouverture inizia il "racconto della vita": l’uomo e la donna (i due coniugi autori dello spettacolo), recitando un salmo biblico in cui si riconoscono creature di Dio ringraziandolo per il dono della vita, si riconoscono tra di loro in un passo a due danzato nel quale le parole del "Cantico dei cantici" impreziosiscono e sottolineano, con la potenza e la bellezza di questa Parola, l’incontro dei due nella gioia del mistero nuziale.
"DALL'AMORE SPONSALE SCATURISCE LA VITA"!
E' la volta quindi di una coreografia, in cui la danzatrice si muove quasi dentro un’ecografia tridimensionale, cercando di imitare la singolare gioia del bimbo che cresce e si forma nel seno materno. Dopo aver visto l’innegabile bellezza del "bambino non nato" si susseguono le parole e gli appelli di due grandi ed instancabili servitori del Vangelo della vita:
Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta.
Ci introduciamo poi nella parte dove storie di vita vissuta fanno rivivere al pubblico l’eroicità del quotidiano che rispetta la vita: la prima testimonianza è la lettera di un diciassettenne, che ringraziando Dio e i suoi genitori per il dono della vita e della famiglia, ci immette in modo semplice e profondo nella problematica dell’aborto terapeutico, raccontandoci del suo amore per il fratellino down; la seconda, riportata in un monologo femminile, continua ad affrontare questa tematica degna di grande attenzione e riflessione: è la storia di una bambina vissuta solo otto giorni a causa di una grave malformazione che, nella fragilità della sua esistenza terrena, ha saputo insegnare a tutti coloro che l’hanno accolta "l’inviolabile sacralità della vita".
Segue quindi un canto in cui papà Antimo vuole comunicare al figlio l’importanza di riconoscersi tutti creature e figli dello stesso Padre e dal quale scaturisce anche la necessità del ruolo dei genitori nell’educazione e nella trasmissione ai figli del vero senso della vita, fin dalla più tenera età. Il cortometraggio di circa 10’, che viene proiettato proprio nella parte centrale dello spettacolo, intende evidenziare un tema molto attuale e molto caro anche a Giovanni Paolo II, le cui parole, tratte dall’enciclica "Evangelium Vitae", ne introducono la visione: la banalizzazione della sessualità come uno dei principali fattori che stanno alla base del disprezzo della vita nascente. Il filmato (accompagnato dalla danza) racconta la storia di una giovane studentessa che si trova ad aspettare un bambino "non desiderato" e decide per l’aborto! La testimonianza di una ragazza pentita di aver abortito alla sua stessa età, le farà invece scegliere per la vita. Nel penultimo brano un testo scritto e interpretato da mamma Cinzia, ci spalanca il cuore di una madre che confessa al suo bambino la grande gioia di averlo ricevuto in dono e che chiede a tutti i bambini di aiutare i "grandi a farsi piccoli come loro… per essere finalmente migliori...".
Nel finale genitori e figli si riuniscono sul palcoscenico per una semplice ma gioiosa danza d’amore.

mercoledì 31 ottobre 2007

Lunedì 5 novembre. Il decalogo atto I

Da venerdì 29 febbraio a domenica 2 marzo 2008 si svolgerà a Firenze una Tre giorni nazionale organizzata dai giovani del Movimento per la Vita ed in particolare da noi giovani della Toscana.
Ancora sono da precisare i luoghi e soprattutto i contenuti dell'incontro, ma un'idea di base è già emersa durante l'incontro dello scorso 17 ottobre. Ci siamo dati appuntamento a lunedì 5 novembre per discutere e soprattutto definire una sorta di Manifesto dei giovani, nel quale presentare quelle che secondo noi dovrebbero essere i valori primari che la politica e le istituzioni dovrebbero perseguire. Recentemente c'è stata la polemica di Beppe Grillo sulla cosiddetta antipolitica, che, lungi dall'entrare in polemiche inutili ed abusate, ha comunque evidenziato l'innegabile distacco tra gli umori della gente ed una classe politica e, se vogliamo, anche mediatica, rivolte altrove. L'una troppo attenta ai pericolanti equilibri di potere, l'altra colpevolmente incapace di rappresentare la realtà. Tutti noi, giovani e forse troppo idealisti, crediamo ancora che la politica debba dare risposte concrete a bisogni concreti. Per questo nel nostro Manifesto chiederemo alla politica di tornare in qualche modo indietro, di recuperare lo spirito di responsabilità e la serietà che animavano la democrazia delle origini, per questo chiederemo di rifondare la politica sui diritti fondamentali dell'uomo. La vita, in primo luogo, la famiglia, il lavoro, l'assistenza sanitaria, l'istruzione. A questo servono le istituzioni democratiche, ad organizzare la società civile in modo da soddisfare i diritti primari dei cittadini, in cambio del rispetto di quei doveri che fondano e consentono la sopravvivenza di uno Stato.
Il documento verrà presentato e, auspichiamo, anche sottoscritto da numerose Associazioni giovanili fiorentine e toscane, che animano il mondo della cultura e del volontariato, ed in occasione della Tre giorni sarà presentato a rappresentanti della politica e dell'informazione.



Dunque, il prossimo appuntamento è per lunedì 5 novembre, ore 20.45, presso la sede del Movimento fiorentino in piazza San Remigio, per gettare le basi di questo progetto, molto impegnativo, ma anche molto stimolante per una realtà piccola ma piena di entusiasmo come la nostra.

martedì 30 ottobre 2007

Spettacolo under 12. Si esibisce un PRESTIGIATORE!!!

Domenica 4 Novembre alle ore 16,00 presso la Parrocchia di S. Maria Madre della Chiesa a Torregalli ci sarà l'avvincente spettacolo di un bravissimo prestigiatore fiorentino.
Mi raccomando accorrete numerosi, lo spettacolo sarà infatti introdotto da una breve presentazione del Movimento per la Vita fatta dai nostri giovani di Firenze.

Ovviamente, esibendosi un prestigiatore lo spettacolo è UNDER 12 !!!

martedì 23 ottobre 2007

Roma, 23-25 novembre - XXVII Convegno Nazionale dei CAV - "30 anni di legge 194"

Carissimi amici,

il Movimento per la Vita organizza dal 23 al 25 novembre 2007 l'annuale Convegno dei Centri di aiuto alla Vita, che quest'anno si svolgerà a Roma ed avrà come titolo 30 anni di Legge 194.

E' un'appuntamento importante di arricchimento, di confronto e di crescita insieme per tutto il Movimento; per questo vi chiedo, anche a nome di Leo Pergamo (respnsabile nazionale giovani), di aderire all'iniziativa, se non partecipando, almeno inviando i vostri contributi e le vostre risposte alla lettera di Leo riportata in basso.



Il post è abbastanza lungo e forse un po' caotico. Cerchiamo di fare chiarezza. Nell'ordine troverete:

1) Il programma del Convegno, con il link alla pagina del sito nazionale del Movimento nella quale troverete informazioni più dettagliate.

2) Il testo della lettera di Leo Pergamo (resp. nazionale) ai Giovani del Movimento, nella quale ci invita al Convegno (ci sono proposte interessanti per le sistemazioni) e ci chiede un contributo per aiutare il Movimento a crescere. Per cui rispondete alle domande ed inviate il file a giovani@mpv.org


Chi è interessato a partecipare può contattarmi all'indirizzo mpvtoscanagiovani@gmail.com




Programma definitivo del XXVII Convegno Nazionale dei Centri di Aiuto alla Vita
( Roma, 23 - 25 Novembre 2007 )
30 anni di legge 194


Venerdi 23 novembre 2007
Ore 17:00 Legge 194: quali prospettive?
“Il progetto culturale e la questione antropologica”
S. Em. Card. Camillo Ruini

Ore 17:30 Tavola Rotonda:
Le origini della legge con Carlo Casini - Presidente MpV
La questione educativa con Luciano Corradini - Presidente AIDU
La questione medica e demografica con Nicola Natale - Vicepresidente SIGO
La questione sociale con Savino Pezzotta - Presidente Fondazione Sud
La questione femminile con Marcella Reni - Direttore RNS


Sabato 24 novembre 2007
Ore 9:00 I Sessione: Sindrome Post Aborto e riconciliazione
Tavola rotonda con: Elena Vergani, Dario Casadei, Tonino Cantelmi

Ore 11:00 II Sessione: Prospettive legislative e amministrative
Tavola rotonda con: Pino Morandini, Luisa Santolini, Paola Binetti

Ore 15:00 Gruppi di Lavoro
Documentazione e raccolta dati
Case di Accoglienza
Progetto Gemma
Metodi Naturali
Comunicazione
RU486: Aggiornamenti
Post Aborto e Cav
Culle per la vita
Giovani: Mpv e Cav

Ore 21:00 Proiezione del film: "Madre Teresa: una bambina di nome Gonxhe"

Domenica 25 novembre 2007
Ore 9:00 Tavola Rotonda: I Giovani, la Cultura e il Servizio alla Vita
Ore 10:00 Conclusioni di Carlo Casini
Ore 12:00 Angelus con il Santo Padre





Lettera di Leo Pergamo (resp. naz.) ai giovani per la Vita


Cari Amici per la Vita,

dal 23 al 25 Novembre 2007, in Roma, il nostro Movimento organizza il XXVII Convegno Nazionale dei Centri di Aiuto alla Vita,“30 Anni di Legge 194”. I relatori sono d’eccezione e le questioni che verranno affrontate sono davvero cruciali. Inoltre nel pomeriggio del sabato ci saranno due gruppi di studio per noi giovani:
- Per accogliere la Vita: il servizio dei giovani nei Centri di Aiuto alla Vita.
- Per la cultura della Vita: i giovani del MPV e il ruolo dei Movit.
La domenica mattina ci sarà una tavola rotonda il cui titolo è tutto un programma “I giovani, la Cultura e il Servizio alla Vita”; a seguire parteciperemo all’Angelus con il Santo Padre.

Vi scrivo perché è essenziale far conoscere a tutti i giovani la notizia di questo importante evento, d’altra parte è prezioso il vostro contributo d’esperienze, riflessioni e idee, per preparare al meglio i documenti preparatori dei gruppi di studio.

Per agevolare al massimo la partecipazione dei giovani fino ai 35 anni, il Movimento per la Vita ha preparato due opzioni molto vantaggiose. Infatti il costo della sistemazione in camera tripla è di 140,00 euro in pensione completa a persona (2 notti, 2 colazioni, 2 cene, 2 pranzi).
Mentre la seconda opportunità per i giovani, prevede un trattamento di bed and breakfast (2 pernottamenti e le 2 colazioni), ma al costo di 80,00 euro. Nelle vicinanze degli alberghi ci sono pizzerie, paninoteche ecc.

Sul sito http://www.mpv.org/ è possibile scaricare il volantino del Convegno Cav, dove tra l’altro sono indicati alberghi e modalità di pagamento. Al momento dell’iscrizione è necessario riportare sulla scheda di prenotazione la dicitura: “GIOVANI 140,00 €” oppure “GIOVANI 80,00 €”.
Per agevolare al massimo le iscrizioni potete far riferimento ai vostri Responsabili Regionali Giovani. Per altre info: giovani@mpv.org , 0686322060, 3332552585.

Vi allego inoltre un questionario, le vostre risposte, indipendentemente dalla partecipazione al convegno, ci aiuteranno molto nella preparazione dei laboratori.
Le iscrizioni al convegno terminano improrogabilmente lunedì 5 novembre, mentre il questionario dovrà essere inviato, preferibilmente per e.mail entro il 21 novembre.
Restiamo uniti nell’amicizia che è il fondamento del nostro comune operare a servizio della vita.

A presto
Leo


Racconta la tua esperienza……………
(come ho incontrato il Movimento per la Vita, come vivo la mia esperienza di servizio nel MPV e nel gruppo giovani, di cosa mi occupo nei CAV e nelle Case d’accoglienza ecc)

Quali strategie (idee e modalità nuove) bisogna mettere in campo per poter comunicare ai giovani la bellezza della vita umana?

In che modo i giovani possono contribuire alla promozione dei diritti umani e all’affermazione della cultura della vita? Cosa ne pensi della presenza del Movimento nelle Università?

Giovani e servizio nei Centri di Aiuto alla vita, idee e suggerimenti. Conosci e diffondi il Concorso Scolastico Europeo, il Cantavita? Cosa ne pensi?

Hai mai partecipato ad un Life Happening o ad un corso Bios e Polis? Cosa ne pensi?

Quali sono le difficoltà maggiori che incontri nel tuo servizio alla vita? Come possono essere risolte?

Conosci i blog dei giovani del MPV? Cosa pensi di questo nuovo modo di raccontare la vita dei giovani del Movimento?

Vorrei che al Convegno Cav i giovani parlassero di …………..

Nella tua università, città e provincia non c’è un gruppo giovani del MPV. Ti andrebbe di aiutarci a crearne uno? Sai cosa fare? Hai delle iniziative da proporre?


Inviate le vostre risposte all'indirizzo giovani@mpv.org entro il 21 novembre

martedì 16 ottobre 2007

Spettacolo di beneficienza per il Centro di Aiuto alla Vita

BENPORTANTE
SPOSEREBBE AFFETTUOSA
3 atti brillanti in vernacolo fiorentino
di Emilio Caglieri
Domenica 21 ottobre 2007 - ore 19.oo
TEATRO PUCCINI
via delle Cascine 41, Firenze

E' un appuntamento importante che va al di là dello spettacolo: parte del ricavato infatti sarà devoluto in beneficenza al Centro di Aiuto alla Vita di Firenze. Sappiamo bene quanto certe iniziative siano importanti per una struttura così preziosa per la nostra città, come il CAV, che si regge quasi unicamente sulla generosità delle persone.
Non posso fare altro, come responsabile dei giovani del Movimento per la Vita, che ringraziare i protagonisti di questa iniziativa ed invitare tutti quanti a questo divertente spettacolo!

Andrea

giovedì 11 ottobre 2007

Mercoledì 17 - ore 20. Incontro a San Remigio

Mercoledì 17 alle ore 20 ci troveremo nei locali della sede del Movimento per la Vita fiorentino in Piazza San Remigio 4 per discutere dei nuovi progetti. In particolare concentreremo la nostra attenzione sul dossier presentato ai partecipanti al Concorso scolastico 2008, quest'anno incentrato sui Diritti dell'uomo. Sarà poi presentata un'importante iniziativa nazionale che vedrà noi giovani toscani in prima linea. Ci sarà dunque modo di approfondire le nostre conoscenze e scambiare la nostre opinioni su un tema fondamentale come quello dell'interpretazione dei Diritti umani, ed in secondo luogo potremo confrontarci sugli impegni che noi giovani del Movimento toscano ci troveremo ad affrontare prossimamente.

Vi invito dunque innanzitutto a partecipare numerosi all'incontro ed in secondo luogo a dare un'occhiata al dossier del Concorso in modo da arrivare tutti un po' più preparati


PS. Chi vuole partecipare è pregato di informarmi (non è strettamente necessario, ma sarebbe utile per me farmi un'idea visto che al momento gli spazi nella nostra sede sono piuttosto ridotti ed in caso di una nutrita partecipazione sarebbe necessario munirsi di sedie bastanti). Per segnalare la vostra presenza l'indirizzo email è mpvtoscanagiovani@gmail.com, oppure basta solo lasciare un commento a questo post con il vostro nome ed un si o un no accanto.
PPS. Per la cena noi (Io, Francesco Travisi e Lorenzo Masotti) provvederemo a piatti, vassoi forchette ecc... ed alle bibite. Per quanto riguarda le cibarie (panini, crostini, tramezzini e dolciumi) siete pregati di portare un qualcosina ciascuno.
Ciao a tutti, a mercoledì !!!
Andrea


La freccia verde indica la sede del Movimento

sabato 6 ottobre 2007

11 ottobre. Giornata mondiale contro la pena di morte

Per una moratoria contro la pena di morte


Giovedì 11 ottobre - ore 16,30
Sala Luca Giordano - Palazzo Medici Riccardi
via Cavour 2, Firenze




SALUTO INTRODUTTIVO
Matteo Renzi (Presidente della Provincia di Firenze)

TAVOLA ROTONDA
presentata da Massimo Lucchesi (giornalista Rai) e Angelo Passaleva (Presidente Movimento per la Vita fiorentino)

La pena di morte nei paesi arabi
Ahmed Rashid (giornalista afgano)
Andrea Branchesi (giornalista)

La pena di morte in estremo oriente
Don Giuseppe (sacerdote)

La pena di morte nel resto del mondo
Carlo Santoro (Comunità S. Egidio)



Il Movimento per la Vita è sempre stato attento alla difesa della vita umana in ogni sua fase, dal concepimento fino alla morte naturale, e già in altre occasioni ha partecipato alla raccolta di firme contro le condanne a morte. Quest'anno intende partecipare alla campagna di sensibilizzazione sul tema della moratoria universale delle pene capitali, quale premessa per l'abolizione definitiva. Il diritto alla vita è un bene inalienabile e nessuna autorità può decidere della morte di un essere umano.



Il Movimento per Vita fiorentino, convinto che:

- la pena di morte è un atto di vendetta, che legittima la violenza dello Stato
- è statisticamente dimostrato che la pena di morte non ha efficacia maggiore di altre pene sul tasso di criminalità
- la giustizia non è immune dall'errore, anche quando si tratta di condanna a morte

invita
tutti i cittadini e propri iscritti ad un incontro che vedrà a confronto le opinioni di persone impegnate sul fronte dei diritti umani, nel mondo islamico, nell'estremo oriente e nel mondo occidentale

mercoledì 3 ottobre 2007

Concorso Europeo 2008

Eccoci per parlare di un evento che ogni anno il Movimento per la Vita Italiano presenta ai giovani delle scuole superiori: Il Concorso Europeo. Il Movimento propone ai professori che aderiscono all'iniziativa, il titolo di un tema, che tratti di tematiche importanti quali il ruolo del giovane nella società, il rispetto della vita in tutte le sue fasi, la famiglia; questo tema sarà poi sottoposto agli allievi che esprimeranno il loro pensiero attraverso uno scritto. Ai migliori, sarà data l'occasione di visitare Strasburgo, e cosa più importante, di entrare all'interno del Parlamento Europeo e confrontarsi in una vera e propria seduta parlamentare. Un tipo di esperienza, che permette ai giovani di vivere in prima persona quell'aspetto così spesso troppo distante dalla loro realtà, che è la politica. Sotto troverete il link con una spiegazione più dettagliata di questa importante manifestazione culturale che vuole dar voce ai più intimi pensieri di noi giovani attraverso una condivisione ricca di matura comprensione.

venerdì 28 settembre 2007

Corso Bios&Polis a Firenze

Carissimi, vi propongo un'iniziativa davvero interessante da parte del Movimento per la Vita fiorentino; è riservata agli over 26, ma anche per gli under non credo che le porte siano completamente chiuse. Se siete interessati contattate direttamente la sede del Movimento fiorentino al numero 055268247 (al mattino dalle 9 alle 12).

Di seguito troverete l'invito di Angelo Passaleva (Presidente del Movimento fiorentino) ed il programma del corso. Fateci un pensierino.


Carissime / i,
Il Movimento per la Vita di Firenze organizza per la Federazione dei Movimenti e Centri di Aiuto alla Vita della Toscana un corso di formazione in bioetica nell’ambito dell’iniziativa “Bios & Polis” proposta dal Movimento per la Vita Nazionale.
Il corso di formazione, riconosciuto dal Ministero della Solidarietà Sociale e’ riservato ad adulti oltre i 26 anni, è strutturato in 16 ore effettive di insegnamento e lavori interattivi e di gruppo e non potrà comprendere più di 30 – 40 partecipanti. Sono ammessi al corso sia operatori dei CAV o iscritti ai Movimenti per la Vita, ma anche operatori di pastorale familiare, insegnanti, catechisti ecc...
Gli argomenti trattati comprendono:
- I principi della bioetica e le problematiche connesse:
- Proposte educative, formative e di solidarietà nel campo della maternità;
- Diritti umani e bioetica;
- Il volontariato per la vita

Il corso si terrà in ottobre ed impegnerà due giornate, per favorire la partecipazione per chi viene da lontano. Ogni giornata sarà strutturata in due parti di 4 ore ciascuna: dalle 9,30 alle 13,30 e dalle 14,30 alla 18,30, cercando di alternare lezioni “teoriche” a incontri interattivi ed esercitazioni pratiche sotto forma di presentazione e discussione di casi o argomenti concreti o di attualità. Alla fine del corso e dopo la presentazione di un questionario “di verifica” verrà rilasciato un attestato di partecipazione e successivamente verranno attribuiti crediti formativi da parte del Ministero.
Le due giornate stabilite per il corso sono: sabato 13 ottobre e sabato 27 ottobre 2007. Il Movimento per la Vita di Firenze si farà carico di predisporre due “pause caffè” (mattina e pomeriggio) e una piccola colazione di lavoro. Le lezioni si terranno presso l’Oratorio dei Padri Filippini in via Dell’Anguillara 25- Firenze. Agli iscritti verranno inviate tempestivamente le indicazioni per raggiungere la sede ed un programma dettagliato relativo agli argomenti e relatori. Poiché si tratta di un corso a numero chiuso, verranno accolte le domande, fino ad un massimo di 40, in ordine cronologico di presentazione. Le domande saranno accettate fino al 30 settembre 2007 e potranno essere inviate per e-mail o per posta (in questo caso vale la data del timbro postale).
Prego vivamente di diffondere questa informazione non solo ai membri dei vostri CAV o MPV ma anche a chi ritenete più opportuno.
Con i più cordiali saluti,

Angelo Passaleva
Indirizzo di posta elettronica: movitafior@interfree.it
Indirizzo postale: Movimento per la Vita fiorentino, via San Remigio 4, 50100 FIRENZE
Tel. 055 268247




PROGRAMMA

BIOS&POLIS - Corso di formazione in Bioetica
Firenze 13 e 27 Ottobre 2007
Sede : Oratorio dei Padri Filippini – via Dell’Anguillara 25 - FI


Sabato 13 Ottobre

Ore 8,45 Accoglienza e registrazione dei partecipanti
Ore 9,15 Saluto e presentazione del corso da parte del Prof. Angelo Passaleva (Presidente del MPV Fiorentino)
Ore 9,30 Diritti umani e bioetica (1a parte) –. Michele Sanfilippo
Ore 11,15 Pausa caffè
Ore 11,30 Diritti umani e bioetica (2a parte) –. Michele Sanfilippo
Ore 13,15 Colazione di lavoro
Ore 14,00 Volontariato per la vita – Incontro interattivo (1a parte) -Bruna Rigoni , Volontaria CAV Firenze
Ore 15,30 Pausa caffè
Ore 15,45 Volontariato per la vita – Iincontro interattivo (2a parte) - Bruna Rigoni , Volontaria CAV Firenze
Ore 17,45 Test di valutazione e questionario di gradimento

Sabato 27 Ottobre

Ore 9,00 Accoglienza e registrazione dei partecipanti
Ore 9,30 I principi della bioetica e le problematiche ad essa connesse (1a parte) – Riccardo Poli
Ore 11,15 Pausa caffè
Ore 11,30 I principi della bioetica e le problematiche ad essa connesse(2a parte) –. Riccardo Poli
Ore 13,15 Colazione di lavoro
Ore 14,00 Proposte educative, formative, di solidarietà della vita nascente della maternità – Iincontro interattivo (1a parte) - Massimo Sanfilippo, Beatrice Giuliani, Giovanni Andrea Grisolia
Ore 15,30 Pausa caffè
Ore 15,45 Proposte educative, formative, di solidarietà della vita nascente e della maternità – Iincontro interattivo (2a parte) - Massimo Sanfilippo , Beatrice Giuliani , Giovanni Andrea Grisolia
Ore 17,45 Test di valutazione e questionario di gradimento


DOCENTI
Avv. Michele Sanfilippo - Docente presso l’Accademia Pontificia Regina Apostolorum
Bruna Rigoni - Direttivo Movimento per la Vita Nazionale, CAV di Bassano del Grappa
Volontaria CAV Firenze
Dott. Riccardo Poli - Presidente dell’Ordine Medici cattolici della Toscana
Prof. Massimo Sanfilippo - Pediatra
Dott. ssa Beatrice Giuliani - Ginecologo e specialista territoriale dell’Azienda Sanitaria di Firenze
Dott. Giovanni Andrea Grisolia - Pediatra

martedì 25 settembre 2007

QUARENGHI ATTO IV: La condivisione

Tema di oggi: la condivisione. Per questo ho pensato di mettere alcune FOTO DI GRUPPO.

E' difficile dire qualcosa di più e di meglio rispetto a quello che ha scritto la Madda qualche giorno fa, le sue parole davvero hanno colto nel segno. L'amicizia vera passa attraverso la condivisione e questo nostro stringerci assieme è forse il segno migliore per esprimere tutto questo.
Sta iniziando l'autunno ed ormai sono passati quasi due mesi, ma deve essere lo spirito intenso ed aggregante che respiravamo al Quarenghi ad accompagnarci oggi nella nostra vita quotidiana. La passione per certi valori, l'impegno per la loro difesa ed il coraggio nel manifestarli sempre e comunque, devono essere sostenuti e rafforzati da quello spirito. Il Quarenghi è stato un inizio importante e la cosa che più deve rimanere impressa in noi di quella esperienza è proprio la consapevolezza che non siamo mai soli a difendere la vita. Lì abbiamo avuto la prova che tanti giovani come noi sono disposti a spendere tempo ed energie per portare avanti le nostre stesse idee. Non so se siamo pochi o tanti, ma siamo uniti e convinti.


LE FOTOGRAFIE

Gineceo


Ave... Ave... Ave...mo fame !!!

141 bischeri

In ordine sparso...

Brindisi...

...effetto post-brindisi...
Testamento


p.s. IMPORTANTE !!! Firmate i vostri commenti !!!
E' un'occasione per aprire brevi ma interessanti scambi di opinione. Grazie. Andrea

venerdì 21 settembre 2007

Storie di bastardi

Avrei dovuto e forse voluto scrivere ancora del Quarenghi, ma sfogliando il giornale ieri ho letto i nuovi sviluppi di una vicenda che già qualche mese fa mi aveva sconcertato. In questi mesi nei quali ci siamo concentrati quasi interamente sul nostro Seminario estivo ne sono successe diverse di storie interessanti; c'è stata la morte di Nuvoli, c'è stato il caso della soppressione della gemellina "sbagliata", ma questa è quella che meglio illustra cosa vogliono fare di noi, cosa si nasconde davvero dietro la loro malsana ideologia, tra falsa pietà e robotica autodeterminazione.

Io, tu, noi, loro, quasi tutti. Siamo tanti, per alcuni esageratamente troppi, piccoli numeri che tormentano le stanze del potere. Ci contano, contano quelli che producono, quelli che non producono, quelli che possiedono, quelli che non possiedono. Calcolo. Meticoloso e dissennato business. Antonio Trotta è un povero bastardo, figlio di un dio lontano; è stato sfortunato, ha sbattuto la testa, è in coma e succhia alla collettività qualche migliaio di euro all'anno. Il padre non ha santi in paradiso, non ha i soldi per comprarsi il benestare di un tutore pizzaiolo ed una moglie sempre stata ex, o la consulenza di qualche medico più mercenario di altri. Probabilmente non avrebbe nemmeno il denaro per comprare la salute del figlio, casomai un giorno qualche scienziato più pazzo di altri si inventasse l'eterna giovinezza, tra un ovulo di mucca chianina ed il nucleo di un fachiro persiano.

Fanno i calcoli, li fanno tornare, e poi parlano di pietà, ti costringono ad uccidere (talvolta ad abortire, adesso a staccare la spina) e la spacciano per libertà. Hai soldi o produci soldi? Bene, accomodati nel regno dei viventi. Sei un vegetale, un bastardo figlio di nessuno? Resta fuori, sei di troppo.

Buona lettura. Spero vi faccia un po' inca*****.


Questa è la verità.

Il diritto alla Vita
Il giovane, cittadino italiano, potrebbe essere riportato oltre confine, dove non verrebbe più curato. La vicenda di Antonio Trotta, in stato vegetativo da due anni, conteso tra Italia e Svizzera, tra genitori ed ex moglie. Il padre: «Pronto a tutto per salvarlo»

Lucia Bellaspiga, da Avvenire del 18 settembre 2007

Non è solo una minaccia. È un'intenzione: «Se porteranno via mio figlio dovranno trascinare anche me. Io mi incateno a lui, lo giuro, ci porteranno via insieme, dovranno fare un sequestro di persona». È fragile e ha i nervi spezzati, ormai, ma il vigore gli viene dalla disperazione.
Gerardo Trotta, 63 anni, è il padre di Antonio, 38, in coma vigile dall'estate del 2005, dal giorno in cui un camion lo investì in Svizzera, dove il giovane italiano aveva aperto un ristorante insieme ad Anna, la ex moglie bosniaca. È la stessa disperazione che gli aveva dato la forza, il 7 dicembre dell'anno scorso, di caricarselo su un'ambulanza e portalo via da Lugano, di nascosto, per ricoverarlo oltre il confine, a Brebbia (Varese), in una attrezzatissima struttura riabilitativa, la Fondazione Borghi. Un colpo di mano per la vita, senza il quale oggi di Antonio certo non parleremmo più: «Dopo le prime efficaci cure a Basilea, era stato dimenticato in un ospizio per anziani a Lugano - si torce le mani Gerardo -. Lì non veniva più curato, stava morendo».
In pochi mesi i passi avanti raggiunti a Basilea - dove era nutrito naturalmente e si alzava persino in piedi, retto dagli appositi sostegni - scomparvero e il ragazzo divenne una larva: muscoli atrofizzati, infezioni, febbre alta. «Soffocava nel suo catarro ma non gli facevano la tracheotomia - balbettano papà Gerardo e mamma Violanda, costretti a parole impronunciabili - i medici di Lugano ci spiegarono che una commissione aveva deciso che nostro figlio non valeva la pena curarlo, se gli veniva qualcosa bisognava lasciarlo morire, se no era accanimento...». Lo lasciavano soffocare come forma di rispetto.
Difficile credere che sia tutto vero, ma a parlare ci sono le carte, firmate dal primario dell'ospedale elvetico. La data è il 13 ottobre del 2006 (due mesi prima del "colpo di mano" dei genitori) e il linguaggio è sconvolgente nella sua inequivocabile chiarezza: si parla di "coma vigile dal maggio 2005", di grave infezione polmonare, "temperatura ascellare a 40,3°", "rantoli diffusi"... Poi si specifica che "nonostante il margine di miglioramento estremamente ridotto vi è una costante richiesta da parte dei familiari affinché, in caso di complicanze, si adoperino tutti i mezzi terapeutici possibili. Ma la Commissione di Etica clinica si è espressa contro trattamenti ritenuti futili di medicina intensiva visto che non c'è possibilità di guarigione o di una qualità di vita accettabile. Ci asteniamo pertanto da misure di rianimazione...". Nero su bianco.
"Rapito" dai genitori, Antonio in Italia ha ripreso la sua risalita dall'inferno della morte lenta e indignitosa cui era stato condannato. «Il suo tutore nominato in Svizzera, un certo Pino Chianese, si opponeva, ma gli abbiamo fatto credere che lo avremmo trattenuto a Brebbia solo per un breve ciclo di riabilitazione - racconta Gerardo -. A Gallarate gli hanno fatto la tracheotomia, così non ha più febbri e respira autonomamente. E poi lo guardi: vede che ci ascolta?». Non parla, Antonio, non può farlo, ma piange, muove le labbra, si agita, cerca di esprimere qualcosa, stringe nella sua la mano di chi gli parla nel tentativo estremo di mettere in comunicazione due mondi abissalmente distanti. Però c'è. Ed è vivo. «Come può questo signor Chianese decidere sulla vita di nostro figlio? Non chiediamo nulla, vogliamo solo portarcelo a casa e curarlo come stiamo facendo adesso, che da dieci mesi giorno e notte siamo con lui, gli parliamo, lo accarezziamo, gli facciamo sentire che non è mai solo». È risaputo, infatti, che solo questa è la terapia possibile nei casi di coma vigile. «Trasfusioni di amore», le chiamano gli esperti, le uniche che a volte portino al risveglio.
Parla e piange, questo padre consumato, mentre con mano incerta scrive a fatica due righe al suo arcivescovo, cardinale Tettamanzi: "Come suo diocesano le chiedo aiuto e conforto per mio figlio Antonio. Ho paura che lo portino in Svizzera a morire". Si aggrappa a tutto. Domani infatti scade il termine che la Procura della Repubblica di Varese ha fissato perché una speciale commissione di tre medici valuti il caso del giovane: a luglio lo hanno visitato a Brebbia, hanno studiato le cartelle cliniche, hanno anche fatto un sopralluogo in casa Trotta, ad Albizzate, nel frattempo allestita con un letto speciale e le macchine per l'alimentazione. La risposta sarà depositata domani, «ed è da domani, quando scade la "tutela" legata al lavoro dei tre periti, che in teoria quel Chianese potrebbe venire con un'ambulanza e portarlo in Svizzera», spiega Pierpaolo Cassarà, il legale dei genitori. «La parola finale spetta al Tribunale di Varese, ma guai se intanto ce lo lasciamo scappare...». «Vengano, dovranno trascinare anche me», piange il padre, la catena e il lucchetto pronti, nell'attesa del responso.
«Qualunque sia questo responso me lo riporto in Svizzera», giura intanto dai giornali elvetici la ex moglie, separata da un anno prima dell'incidente. «È stata lei a nominare tutore il suo amico Chianese - dice il legale -, l'unico che secondo le leggi svizzere ha potere di decidere le modalità di cura e persino di valutare se la casa dei Trotta ha la strumentazione adatta al caso clinico». Di mestiere fa il pizzaiolo.



E adesso leggiamo cosa ci raccontano i nostri fratelli svizzeri.
Imminenti schiarite sul destino di un paziente in coma

Françoise Gehring, da swissinfo.org (18 settembre 2007)

E' a un passo dalla soluzione la vertenza giuridica tra il Ticino e la vicina Penisola riguardo alle cure di un uomo di 39 anni in coma dal 2005 a causa di un incidente stradale.
I suoi genitori vogliono che rimanga in Italia dove è tuttora ricoverato, mentre la moglie lo vorrebbe accanto a sé, in Ticino. Sullo sfondo della vertenza spiccano anche elementi di natura etica.
Nei giorni scorsi la vicenda di Antonio Trotta - l'uomo di 39 anni in coma da due anni dopo essere stato travolto da un furgone in Ticino - ha tenuto banco su molti media, soprattutto italiani. In alcuni casi forzando, per la verità, anche i titoli, come: "La Svizzera vuole staccare la spina", oppure "Due nazioni contro".
Titoli fuorvianti, perché non si è mai trattato di negare le cure a nessuno. La storia, in cui le dimensioni etiche giocano un ruolo di primo piano, è in realtà molto più complessa e delicata, anche perché in mezzo alla vertenza giuridica, c'è il dolore di una famiglia che spera ardentemente di riavere il proprio figlio, in stato vegetativo da due anni.
Secondo i genitori di Trotta, in Italia il loro figlio beneficia di un'assistenza migliore e da quando è ricoverato nella clinica vicino a Varese, le cure starebbero facendo effetto e le sue condizioni di salute sarebbero migliorate. Dichiarazioni che, tra forzature e polemiche, hanno destato un vivo clamore.

Nelle mani della giustizia
Il tutore svizzero, nominato a suo tempo dalla moglie di Trotta (la coppia è separata, ma non legalmente) subito dopo l'incidente, vorrebbe però che Antonio tornasse in cura all'Ospedale Civico di Lugano, in quanto in Italia sarebbe sottoposto ad un accanimento terapeutico.
I genitori di Trotta, però, vogliono bloccare qualsiasi provvedimento in tal senso: non vogliono saperne del rientro in Svizzera e sono determinati a tenere il figlio nel Varesotto, nella speranza che, sia pur gradualmente, egli guarisca. La vertenza è così approdata al Tribunale di Varese.
Martedì il procuratore Maurizio Grigo ha dunque deciso di disporre d'ufficio una perizia medica urgente per valutare le effettive condizioni di Antonio Trotta. Il magistrato ha confermato alla stampa che in questo modo la Procura intende soprattutto capire se le cure cui è sottoposto in Italia "possano dare al paziente una aspettativa di vita e un esito migliore di quelle cui sarebbe sottoposto in Svizzera".
Solo dall'esito di questa perizia (affidata a un collegio di tre esperti) il procuratore italiano potrebbe decidere se adottare un provvedimento che trattenga in Italia il paziente, sottraendolo di fatto alla tutela cui ora è sottoposto in Svizzera.
La decisione ufficia­le è attesa a giorni, ma è lo stesso magistrato a far ca­pire che la ri­chiesta avanzata dai genitori e dalle sorelle di Antonio Trotta, attraverso il loro legale, sarà accolta. Del resto l'intera vicenda sta tornando in un quadro di confronto improntato al buon senso e neppure l'attuale tutore si oppone più alla permanenza di Trotta in Italia.

Aspetti etici e umani
Il dottor Roberto Malacrida, direttore del reparto di cure intense dell'Ospedale Civico di Lugano, professore di etica clinica all'università di Ginevra e segretario dell'organo di controllo etico cantonale, ha spiegato che nel mese di giugno del 2006 la Commissione etica dell'Ente ospedaliero cantonale ha suggerito di rinunciare al trattamento ad oltranza.
"Si trattava di evitare l'accanimento terapeutico – spiega il professore a swissinfo - nel caso in cui le condizioni di Antonio Trotta si fossero aggravate, visto che, sebbene un giorno ci potranno essere dei miglioramenti, il paziente non potrà più condurre una vita normale".
Malacrida ha inoltre precisato che la specialista consultata dai genitori di Antonio Trotta (una neurologa rinomata che lui conosce personalmente) ha in realtà consigliato loro di accogliere il figlio a casa, tra gli affetti dei propri cari, che nel frattempo hanno già predisposto un arredamento funzionale per poterlo accudire.
Quello espresso dalla commissione etica cantonale, ha nuovamente ribadito il medico ticinese a swissinfo, è un consiglio e non ha alcun valore coercitivo. Non ci sono pertanto visioni o intenti contrastanti: volontà di cura contro volontà di abbandono. Ma solo e unicamente delle indicazioni pratiche di fronte ad improvvise e molto prevedibili difficoltà.
"Abbiamo preso questa decisione - aggiunge Malacrida - non solo in base a considerazioni mediche, ma anche con un sincero sentimento di "pietas", teso a tutelare e a rispettare la dignità umana".

L'affetto dei cari e le cure mediche
A dimostrazione dell'impegno e della volontà di assicurare la migliore assistenza medica a Trotta, Roberto Malacrida ha ricordato che l'uomo è stato ricoverato per otto mesi a Basilea, in un centro di riabilitazione considerato tra i migliori al mondo per la dedizione, la qualità e la serietà delle cure.
"In questo centro - spiega il medico ticinese - si cura quasi fino all'infinito, si accudisce il malato in situazioni disperate nell'incondizionato segno della speranza". Quella speranza che è proprio l'ultima a morire. Ma dal nosocomio renano Antonio Trotta era tornato con miglioramenti davvero minimi.
"In questi casi – sottolinea il medico - la statistica dice che c'è una probabilità su mille di migliorare e di recuperare una vita accettabile. Abbiamo dunque deciso di prestargli le cure necessarie, che abbiamo peraltro sempre assicurato. Ma di non rianimarlo in caso di complicazioni, che è un'altra cosa".
La famiglia, come nel caso di Antonio Trotta, ha il diritto di decidere di prendersene cura, assicurando cure, amore ed affetto anche per 30 anni. "Ma un conto è essere madri e padri - conclude Malacrida - e un conto è essere terapeuti. A noi spettano decisioni diverse". Decisione diverse, è vero, ma non per questo prive di sensibilità, umanità e compassione per la sofferenza e il dolore.