giovedì 10 settembre 2009

Playing God

Der Zauberlehrling, The Sorcerer's Apprentice, L’Apprendista stregone. Lo confesso, conoscevo solo il titolo italiano e lo conscevo per due motivi: una bella canzone di Branduardi ed un episodio del cartone più noioso della Walt Disney, Fantasia. Devo approfondire, di cosa si tratta? Mi avventuro sul web ed immancabilmente mi imbatto nella fonte più controversa ed abusata di quest’inizio di millennio: Wikipedia. Nutro un’avversione viscerale per questo strumento, dispensatore di cultura un tanto al chilo e manipolatore seriale di tutti noi, che dopo una lettura sbadata e serotina sentiamo il nostro ego levitare proporzionalmente alla nostra accresciuta conoscenza. Non per questo corro il rischio di sottovalutare Wikipedia: dobbiamo accettare il fatto che molti di noi (quasi tutti ed io per primo) utilizzano questo strumento open source a piene mani e soprattutto dobbiamo trarne le ovvie conseguenze. E poi, piccola divagazione, non è bene dimenticare che un certo ostinato snobismo per i fenomeni di massa, tra l’intellettuale e il radical-chic, ha portato una certa sinistra ad apocalittiche sviste: da Berlusconi che ha intasato i tubi catodici, a Di Pietro e i grillini che cavalcano ogni forma di protesta cybernetica, fino addirittura gli operai del nord che si ritrovano a votare Lega. Dunque, diamo un’occhiata a Wikipedia, con moderazione e senso critico. Lei, più di altre cose, è trendy.

Tutto questo per giustificare il fatto che anch’io ricorro a Wikipedia per introdurre questo interessante articolo comparso oggi su Avvenire (vedi sotto), accompagnato da una piccola rassegna web, un viaggetto tra link e www, molto meglio dei documantari di Piero Angela. “Der Zauberlehrling è una ballata di Goethe che racconta di uno stregone che si assenta dal suo studio, raccomandando al giovane apprendista di fare le pulizie. Quest'ultimo si serve di un incantesimo del maestro per dare vita a una scopa affinché compia il lavoro al posto suo. La scopa continua a rovesciare acqua sul pavimento, come le è stato ordinato, fino ad allagare le stanze: quando si rende conto di non conoscere la parola magica per porre fine all'incantesimo, l'apprendista spezza la scopa in due con l'accetta, col solo risultato di raddoppiarla, perché entrambi i tronconi della scopa continuano il lavoro. Solo il ritorno del maestro stregone rimedierà al disastro”. Fin qui la storiella che molti noi ricordano, poi arriva la morale: “meglio non cominciare qualcosa che non si sa come finire”. Per cui “nel lessico letterario e giornalistico, l'apprendista stregone è una persona irresponsabile che applica metodi o tecniche che non è in grado di padroneggiare, col rischio di provocare danni irreversibili per tutta la collettività”.

 

Partiamo dalla nostra RASSEGNA WEB dedicata al tema della selezione embrionale. Un modo come un altro per disilluderci un po’ tutti, per aprire le nostre finestre sul villaggio globale e soprattutto per rispondere a tutti coloro che, in buona fede e totale incoscenza, dicono che l’impossibile non esiste. L’impossibile esiste davvero, esistono gli Apprendisti stregoni, esiste chi gioca a fare dio. God-players?

Partiamo dall’Inghilterra. Circa un paio di anni fa esce e fa un certo scalpore la notizia che un manipolo di scienziati dell’Università di Newcastle, hanno provato a creare gli embrioni chimera. Niente di eccezionale, sono i pronipoti della Pecora Dolly (che una sua paginetta personale in una trentina di lingue su Wikipedia), il primo mammifero clonato da una cellula adulta. Niente di eccezionale nemmeno le reazioni agli embrioni chimera: “no ai pregiudizi che bloccano sapere e conoscenza, la libertà di ricerca è anche indice del livello di democrazia di un paese" si accalora Maria Antonietta Farina, moglie di Luca Coscioni, che morì nel 2006 di sclerosi laterale amiotrofica, una delle malattie per cui le ricerche inglesi sugli embrioni ibridi potrebbero forse rivelarsi utili (Repubblica, 7 settembre 2007). Intanto in nome di un “potrebbero forse” e di una libertà di ricerca che sa tanto di libertinaggio fine e se stesso, qualche apprendista affamato di fama e di intellettuale godimento, smonta e rimonta le catene di un genoma: uomo di qui e vacca di là. Ce lo spiega meglio il sito della Aduc, che ci spiega senza pudori che “quelle che si ottengono sono entita' senza futuro, ma sufficienti a fornire cellule che permettano di studiare alcune malattie, come quelle degenerative, a livello molecolare; sono inoltre un modello senza precedenti per studiare i fattori che nell'ovocita controllano la riprogrammazione di una cellula adulta in staminale, senza per questo dovere utilizzare enormi quantita' di ovociti umani”.

 

But: Americans do it better! Andiamo a New York ed avventuriamoci nel sito indicato nell’articolo di Avvenire: www.gender­-selection.com. Una piccola passeggiata telematica ci consente di leggere cose davvero interessanti: in alto a destra troneggia un eloquente: “Boy or Girl? Not just a Matter of chance”. Qui possiamo scegliere: maschio o femmina. Come ha fatto il signor Ken U., un affezionato cliente che racconta la sua storia: “Ken chose gender selection because he wanted a son for cultural reasons. Ken believes that "a son ensures the family's heritage."” Basta? a me non basta: bravi, esperti, professionali, ma lontani dalle offerte strabilianti di altre cliniche.

Il “Genetic and IVF Insitute” (Virginia) (www.givf.com) ci presenta una vasta possibilità di scelta attraverso la “EGG DONOR QUICK SEARCH” a destra della pagina. Ma questa è una ricerca veloce, roba da Google: Hair Color, Eye Color and Race e basta. Se però clicchiamo accediamo all’immenso database di donatrici di ovuli, un commercio spaventoso negli Usa, che con la crisi ha raggiunto livelli preoccupanti. Qui abbiamo donatrici di tutte le qualità; scegliamone una a caso da qui. Razza caucasica, Capelli marroni, occhi verdi e una normale educazione da college: oplà, ecco la numero 1249. Compare la foto di una bella bambina di origine tedesca, sana, forte e con annessi e connessi certificati, interviste e possibilità di contatto. Altro che sesso, qui possiamo scegliere molto di più: capelli, occhi, bocca, tendenza al crimine, all’alcool, attitudini sportive ecc… un campionario davvero impressionante. Ma se il prodotto poi non è quello garantito? Se nasce storpio o guercio? Se nasce alto e lo voglio basso? Nessun problema non c’è spazio per i vecchi geni che fanno capolino, per le malattie ereditarie che crediamo di non ereditare: avvocato, causa, risarcimento. E il bambino? Chissenefrega.

Che tristezza.

 

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Figli su catalogo. E’ la selezione “all’inglese”

Lorenzo Schoepflin (“E’Vita”, 10 settembre 2009)

Il sito Internet (www.gender­-selection.com) parla da solo. Non c’è bisogno di molte spiegazioni per capire che stiamo parlando di una clinica, il «Fertility Institute», che tra i propri fiori all’occhiello illustra un programma di selezione embrionale per scegliere il sesso del nascituro. Selezione, ovvero scarto: si procede alla fecondazione assistita, si fanno sviluppare gli embrioni fino allo stadio di otto cellule, si scelgono quelli sani e del sesso desiderato. E gli altri? «Possono essere congelati per utilizzi futuri», come specifica il sito.   Gli americani chiamano queste nuove frontiere della biotecnologia «Playing God», giocare a fare Dio: nel caso specifico è il dottor Jeffrey Steinberg colui che si preoccupa di sostituirsi al Creatore. Il quotidiano inglese Telegraph lo dipinge come un personaggio che ha provocato molte polemiche negli Stati Uniti per aver dichiarato di poter garantire figli non solo del sesso prescelto, ma anche dal colore degli occhi e dei capelli preferiti dai genitori.
  Parole spavalde, nonostante il dottor Steinberg fosse stato il destinatario di una «lettera di avvertimento» da parte del Servizio di salute pubblica della Food and Drug Administration, l’agenzia del farmaco Usa. Nella lettera, risalente al novembre del 2008, si imputavano al medico alcune irregolarità nella raccolta dei gameti, nei test a cui sottoporre i donatori e nell’impianto di embrioni.
S
econdo quanto si apprende da Fox News , la clinica fornisce questo tipo di servizio soprattutto per i cittadini stranieri e sono in particolare le coppie britanniche a presentarsi, come riportato ancora dal Telegraph. In Gran Bretagna, infatti, a fronte della possibilità di procedere alla selezione preimpianto nel caso di rischio di malattie genetiche, c’è il divieto se tale pratica ha come scopo la scelta del sesso. Il dottor Steinberg, più volte interpellato dai giornali, non ha esitato a manifestare le proprie perplessità da un punto di vista medico per quanto riguarda la selezione in base al sesso, ma ha ammesso che tale pratica costituisce un business notevole.
  Già nel marzo scorso, il Times rendeva noto che alcune coppie irlandesi si erano recate al «Fertility Institute» per mettere in pratica il cosiddetto «bilanciamento familiare» con circa 15.000 euro. Madri che avevano perso un figlio in un incidente desiderose di mettere al mondo un altro maschio, genitori accondiscendenti verso il desiderio della prima figlia di avere una sorella sono solo alcuni dei pazienti della clinica, che opera in buona compagnia. Anche il «Genetics and Ivf Institute», con sede in Virginia, offre i medesimi servizi. Intanto la «Human Fertilisation and Embryology Authority», l’ente britannico che si occupa della regolamentazione della fecondazione assistita, ha pubblicamente invitato alla cautela, dichiarando che esiste una diffusa avversione la possibilità di scegliere il sesso dell’embrione.

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