martedì 15 settembre 2009

Sinistra, destra, centrodestra, centrosinistra. Ed io che pensavo che la Chiesa fosse una.

Ho molto meditato in questi giorni se scrivere o meno del caso Boffo e alla fine ho deciso di non farlo. Tuttavia incombe una riflessione serena e pacata sulla situazione che si è venuta a creare negli ultimi tempi. Ambigua e scivolosa. Per evitare fraintesi e per parlare chiaro, per evitare smarrirci e soprattutto per dirci ancora una volta chi siamo e cosa stiamo facendo, ho deciso che è meglio dire sinceramente quello che penso.

Partiamo da un punto fondamentale: lasciamo perdere se Boffo sia colpevole o meno, questo non ci interessa affatto: sono problemi suoi e della sua coscienza. Anche se una minima considerazione è giusto lasciarsela scappare e, a chi obietta che Boffo non dovrebbe scrivere articoli di giornale, rispondere che nemmeno chi è in galera e a tempo debito firmò certe frasi (“Qualcuno potrebbe esigere la denuncia di Calabresi per falso in atto pubblico. Noi, più modestamente, di questi nemici del popolo vogliamo la morte” a proposito di Luigi Calabresi su LC del 6 giugno 1970) oggi non solo scrive articoli sui giornali, ma vende anche milioni di libri.

Ma lasciamo perdere; questo discorso non porterebbe a nulla. Preoccupiamoci piuttosto di una certa deriva, perversa e preoccupante, che sta prendendo il dibattito pubblico e mediatico in merito a queste vicende. Da un lato la Chiesa di destra, quella dei valori non negoziabili, della vita e della famiglia, dall’altra parte la Chiesa di sinistra, quella terzomondista, della pace e della solidarietà, la Chiesa dal basso in perenne rivolta contro le gerarchie. Cari ragazzi: queste sono le categorie universali entro cui si muovono i giornali, anzi, entro cui ci vogliono far muovere noi. D’estate vai in missione in Africa e d’inverno porti il cibo ad extracomunitari e barboni? Allora sei un giovane cattolico di sinistra. Antiabortista, familideista, organizzi incotri sui temi del fine vita? Sei un giovane cattolico di destra. Facile, semplice, senza sfumature: come piace a loro. Oggi c’è chi scrive che Ruini ne ha buscate sonoramente, che la Cei cambierà rotta, che Bertone sta di qua, Bagnasco sta di là, che a sinistra godono di questo e a destra no, oppure il contrario. Ciascuno dice la sua senza grande pudore, ma rispettando sempre l’inderogabile paradigma destra-sinistra, per cui Ruini è un clerico-fascista e Martini un catto-comunista. Posso dirlo? Credo che posso dirlo tranquillamente che ne abbiamo piene le palle di questa storia, e lo dico anche a nome di molti di noi.

La verità molto semplice (e credo di scoprire l’acqua calda): la Chiesa è una. Una. Non lo dico io, non lo dice nemmeno il Papa. Lo dice San Paolo:

Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti. 1Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: "Io sono di Paolo", "Io invece sono di Apollo", "E io di Cefa", "E io di Cristo!". Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? (1 Corinizi, 1, 10-13)

Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune. (1 Corinizi, 12, 4-7)

La Chiesa è una come la Carità è una; anche se si esplica in tante forme. La carità di chi soccorre i barboni o gli extracomunitari o gli africani non è terzomondista, nè tanto meno di sinistra; è la stessa carità di chi si prende cura dei malati teminali o delle mamme in difficoltà. Non esiste una carità di destra o di sinistra, esiste “La Carità”. Dobbiamo infischiarcene di queste maledette classificazioni e andare avanti per la nostra strada, credendo nei nostri valori indipendentemente dai colori e le bandiere che gli altri gli vogliono appiccicare, indipendentemente da chi gestisce gli affari della Chiesa italiana o da chi è il direttore di Avvenire. Troppo teorico? La realtà è un’altra? Blablabla.

Vi faccio 6 esempi, a tutti i livelli di notorietà, di tutte le età e di tutte le generazioni. Così, tanto per dimostrare che la realtà non è affatto quella che ci vogliono far credere, che se esistono delle spaccature è colpa di chi piccona e non di chi ha costruito male e soprattutto che i valori non sono ambigui e negoziabili.

I primi due esempi sono due miei carissimi amici. Uno è un militante del Pd, diverse esperienze in missione, fautore del dialogo interreligioso e interculturale: un catto-comunista direte voi. Non proprio, secondo questa bislacca definizione dovrebbe essere abbastanza flessibile sui temi della vita e compagnia bella, ma non è così, affatto. L’altro è un militante del Pdl, ex An, cattolico praticante: un clerico-fascista? Non penso e non credo sia molto d’accordo con i suoi sulla questione immigrazione. Saliamo di livello: Ernesto Olivero, Arsenale della Pace, Sermig, Terzo Mondo ecc…provate a chidergli cosa pensa dell’aborto o del fine vita, non credo sia il primo dei laicisti. Saliamo ancora: Don Benzi, extracomunitari, poveri, prostitute, Terzo Mondo, ma anche mamme, tossicodipendenti, malati terminali; per non parlare delle posizioni poco politically correct su tutti i temi eticamente sensibili.

Salendo ancora si arriva ai Beati (non che Don Benzi sia stato un poco di buono intendiamoci): Madre Teresa di Calcutta, premio Nobel per la Pace, una vita per gli ultimi e i derelitti; tra di loro tante mamme, tanti neonati e tanti bambini che non sono nati mai. L’incarnazione della Carità: una e tutta intera. Giovanni Paolo II invece Premio Nobel non è mai stato, forse per la sua battaglia contro l’aborto e le politiche di controllo delle nascite, non certo per i suoi numerosi viaggi nei Paesi poveri. Nonostante tutto al suo funerale c’eravamo tutti, almeno con il cuore, tutti gli abbiamo voluto bene. Era terzomondista e antinazista: era di sinistra? Era contro l’aborto e antisovietico: era di destra?

Secondo me era un uomo di Dio. Tutti noi siamo chiamati ad esserlo. Secondo i nostri carismi, le nostre attitudini, i nostri interessi.

Pensiamo a questo, solo a questo. Pensiamo a lottare giorno dopo giorno uniti da valori grandi. E a culo tutto il resto…

Andrea

Ps. Non volevo scrivere niente di tutto questo, non mi sembrava opportuno; poi mi sono convinto a dire la mia leggendo un articolo di Antonio Socci, che toccava la questione e si chiudeva così: “Lasciando da parte, per un momento, le questioni politiche, quello che più conta è la Chiesa. Dove c’è una certezza: Benedetto XVI. Che certo non si fa “influenzare” e il cui magistero è sempre più luminoso. Penso che i cattolici debbano sentire l’urgenza di pregare per lui, perché Dio lo conservi a lungo alla guida della Chiesa e lo riempia della Sua Sapienza”.

Concludo ricordando con affetto proprio Caterina, la figlia di Antonio Socci. Ha poco più di vent’anni e sta lottando per la vita. Non la conosco personalmente, ma abitando a due passi conosco tante persone che in questo momento stanno soffrendo e pregando con fede e speranza. Per questo riporto le parole che Antonio Socci ha scritto nel suo blog, invitando tutti noi a rivolgere un pensiero affettuoso e una preghiera.

Ringrazio immensamente tutti coloro che in queste ore pregano per mia figlia, Caterina, 24 anni, che si trova in coma all’ospedale di Firenze per un inspiegabile arresto cardiaco.

C’è una cosa importantissima e preziosissima che si può fare: pregare! Far celebrare messe e recitare rosari per la sua guarigione è, in questo momento, la speranza più grande. Noi e gli amici lo stiamo facendo instancabilmente, anche con la recita della preghiera per ottenere l’intercessione di don Giussani (ve la copio qua sotto).

Io e tutta le mia famiglia ve ne siamo grati.

Che Dio vi benedica.

Antonio Socci

Signore Gesù, tu che ci hai donato don Giussani come padre e ci hai insegnato, attraverso di lui, la gioia di riconoscere la nostra esistenza come offerta a te gradita, concedici per sua intercessione la grazia della guarigione di Caterina. Te lo chiediamo per la sua glorificazione e per la nostra consolazione. Amen.

3 commenti:

Emanuele ha detto...

Troppo giusto, Andrea. Però in effetti l'esortazione all'unità, per quanto giusta sia, rischia di soprassedere su certi punti.
In effetti ognuno è chiamato a servire Dio e il prossimo nel modo che gli è più congeniale. Tuttavia accade spesso che chi pratica la carità in un certo modo tenda a considerarlo il solo modo di praticarla, o per lo meno il più rilevante. E quindi succede che la Chiesa si divide, perché si segue più il carisma di Don X o padre Y piuttosto che il magistero.
Forse è solo la Grazia Divina che ci tiene uniti, perché il rischio di disperderci c'è. A parte questo, è vero che la Chiesa è forse l'unico esempio che conosca di entità che riesce ad essere vasta ma plurale, unitaria eppure dalla molti voci ed aspirazioni.
Però la critica a priori delle gerarchie non è corretta, e secondo me non è mai in sé giustificabile. La critica sistematica delegittima il potere in quanto tale, e anche quando il vescovo x se ne sarà andato, il vescovo y che lo sostituisce non avrà un gregge che lo segue, e quindi non sarà in grado di risolvere i guai creati dal vescovo x.
Quindi serve sempre misura nella critica dei vertici, e direi anche delle varie branche della Chiesa. Basta sottolineare le differenze, abbiamo moltissimo che ci unisce!

MPV toscana giovani ha detto...

Sono d'accordo Emanuele, anche secondo me la critica sistematica ai vertici e alle gerarchie è sbagliata, come in generale è sbagliata ogni tipo di critica sistematica. E' giusto guardare gli errori, le mancanze, va bene criticare, ma quando diventa automatico si sconfina nell'ideologia. E di ideologia si può morire, metaforicamente oppure no. Io francamente credo profondamente nella verità teorica e soprattutto pratica di ciò che dice San Paolo: credo che la Chiesa lo dovrebbe tenere sempre ben presente.

Credo d'altra parte che esistano Vescovi bravi e meno bravi, più potenti o meno potanti, che esistano fedeli bravi e meno bravi, più potenti o meno potenti. Tuttavia questo a noi volontari deve toccare fino ad un certo punto e soprattutto non dobbiamo azzardarci mai a pensare che se le cose stanno così allora esistono valori e principi migliori o peggiori, potenti o deboli, di destra o di sinistra.
Esempio per chiudere. personalmente penso che le accuse a Boffo non siano fondate, ma questo non sposta di una virgola la questione: Avvenire in questi anni ha fatto un grande lavoro, è stato un grande giornale, un punto di riferimento. Lo so perchè ho letto e visto con i miei occhi. Stop. Se Boffo è colpevole, Avvenire resta un ottimo giornale lo stesso, se non lo è non diventa certo migliore o perfetto.
Dico dunque di lasciar perdere, di fare il nostro dovere, perchè niente può diminuire la nobiltà dei valori in cui crediamo: carità, speranza, vita, famiglia, lavoro e per molti di noi anche fede.

Andrea

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie