sabato 14 aprile 2007

Rinunciare ad essere amati, per non rinunciare mai alla nostra identità

Ma siamo davvero in democrazia? Accendo la televisione, leggo i giornali, discuto con qualcuno e non c'è un santo giorno che passi senza che ci chiamino oscurantisti, intolleranti, liberticidi. Ormai siamo bollati con questi pochi, infamanti aggettivi e chi si è visto si è visto. In pochi ci ascoltano, quasi tutti ci affibbiano etichette e la nostra nella migliore delle ipotesi è quella del teo-con. Tutti noi ne vogliamo uscire, francamente è un po' scomoda, ma è soltanto la scusa che molti hanno per tirarci addosso. E' come se ci costringessero ad entrare nella curva della Roma con indosso la sciarpa della Lazio.
Ma la colpa è loro, non è affatto nostra. La colpa nostra è quella di manifestare le nostre idee ed affermarle come principi fondanti della vita comune. Detta così, qualcuno un po' superficialmente potrebbe obiettare che la nostra non è una posizione tanto democratica perché esclude a priori le opinioni contrarie. A chi dice così, e sono molti, rispondo con due brevi considerazioni.
Uno. mi dovete spiegare dove stanno le opinioni degli altri, visto che il loro massimo sforzo dialettico consiste nel ricoprirti di offese ed affermare trionfalmente che ognuno è libero di fare ciò che vuole e che la legge deve tutelare questa libertà. E' molto interessante come posizione, ricca di spunti di dialogo, ma non sta tanto in piedi, non vi pare? Anche l'anarchico vuole fare ciò che vuole. Io ad esempio da un po' di tempo giro nudo per strada, canto a squarciagola alle 3 di notte, imbratto i muri dei palazzi ed insegno ai bambini le parolacce e alle bambine a bestemmiare tutti i Santi. Bene, se la legge deve tutelare tutte le libertà indiscriminatamente, allora la nostra Repubblica è fondata sull'anarchia dei desideri. Cari i miei liberali, il vostro Stato in cui ognuno fa ciò che gli passa per la testa, non durerebbe molto. La dimostrazione: la nostra cara vecchia Europa sta beatamente navigando in quel mare di letame che sta tra la dittatura economica cinese e quella culturale americana. E se non si sforza di riaffermare un briciolo di valori è destinata a naufragare nello stesso mare su cui per adesso faticosamente galleggia.
Seconda considerazione. Se dico che un'embrione è una vita umana, intendo automaticamente che la sua distruzione è la distruzione di una vita umana. Allo stesso modo, se dico che lo Stato si fonda sulla famiglia, intendo che senza la famiglia lo Stato non sta in piedi. Se dico che ogni vita è degna di essere vissuta fino alla sua fine naturale, intendo che la sua soppressione è un omicidio-suicidio. Come vedete una posizione esclude l'altra. Aut aut.
Se qualcuno può sentirsi chiamato in causa e condannato, mi creda, faccio delle constatazioni, non giudico affatto i casi personali. So della gravità di certe situazioni, capisco il dolore che si prova e non è giusto giudicare. Ma permettetemi almeno di dire che anche tanti di noi hanno vissuto situazioni dolorose ed hanno fatto con molto coraggio scelte di vita. Permettetemi di stimarle più delle altre e di non bollarle con la solita frasina "hanno fatto scelte diverse". Quelle scelte non sono diverse. Sono difficilissime, ma giuste.
Ma torniamo a quelle etichette, al nostro bisogno di uscire dalla loro cappa soffocante. Tutti siamo d'accordo che per uscirne serve la strada del dialogo, ma dialogo non significa compromesso, su queste cose non esistono compromessi. Sta nella natura stessa di certe idee la loro assolutezza. Il nostro non deve essere uno scontro, non dobbiamo offendere nessuno, non dobbiamo imporre nulla a nessuno. Dobbiamo affermare con precisione ed integrità le nostre idee. Consapevoli che non sono affatto dictat, ma verità, principi su cui fondare uno Stato laico. I pesci in faccia fanno male, ma dobbiamo solo aspettare che siano gli altri a stancarsi di tirarceli.
E se qualcuno, stanco delle offese e delle etichette, ha pensato bene di scendere a compromessi, non lo ha fatto perché "maturo" o "progressista", ma forse perchè ha smesso di credere che si debba rinunciare ad essere amati pur di non rinunciare mai alla propria identità.
Andrea

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissimo... Che dirti di chi non comprende, di chi crede che sostenere principi cristiani nel mondo odierno sia un po' come perdere tempo dietro un'epoca ormai trascorsa. E ti senti dire "Per fortuna oggi non è più così!", cioè ognuno vive come vuole, senza curarsi del prossimo nè tanto meno della personale crescita interiore. Sì, perchè la Chiesa pare ledere la libertà dell'individuo, ponendo divieti e principi fondanti il vivere comune. Chi mi spiega allora questo senso profondo di libertà personale che mi accompagna ogni giorno? Credere nella vita donata da Dio è la forma più autentica del vivere.

MPV toscana giovani ha detto...

E' così...ma nessuno ti ascolta. Per molti oggi Dio Padre è un padre padrona dal quale emanciparsi, che impone, giudica e punisce. Invece è il Dio della libertà, perchè la vera libertà è nel rispetto dell'uomo e della sua vita. Grazie di queste bella parole.
Andrea