venerdì 8 giugno 2007

EUGENETICA, Manifesto della Vita?

Eugenica - eugenetica
Corrente di pensiero e di opinione secondo cui è possibile intervenire scientificamente sulla generazione naturale degli esseri viventi per favorire la proliferazione di individui ritenuti migliori in quanto portatori di caratteristiche biologiche considerate positive e apprezzabili (eugenetica positiva), reprimendo la nascita di individui privi di queste caratteristiche o portatori di tratti biologici ritenuti indesiderabili o "nocivi" (eugenetica negativa
).

Notate qualcosa di strano?... Beh, credo proprio di sì!

Eugenetica = Buona vita, buona nascita.... D'accordo!

Ma le domande nascono spontanee...

1) BUONA VITA RISPETTO A CHI?

O meglio

2) BUONA NASCITA IN FUNZIONE DI QUALE VITA FUTURA?
Il parere di una persona, in quanto parere, spesso non coglie la verità delle cose, bensì i "gusti" di chi lo esprime. La parola parere non contempla necessariamente la parola essere. E qui sta il punto. Oggi, la società delle informazioni, propone una quantità sterminata di PARERI, atti a confondere la persona che li ascolta... Analizzando la definizione precedente di Eugenetica, notiamo subito che ad alcuni "pare" possano esistere "individui portatori di caratteristiche indesiderabili e NOCIVE". Uno potrebbe pensare: "Persone con queste caratteristiche saranno i pedofili, gli assassini, gli usurai, i mafiosi, i vandali e chiunque arrechi reale disturbo alla società...."

Invece questi esecrabili individui sarebbero certi embrioni... Certo! Come no!


Per non togliere spazio a chi sa veramente scrivere, voglio proporvi a questo proposito, un articolo apparso su Il Foglio lo scorso 7 febbraio, dove Carlo Bellieni, membro della Pontificia accademia della vita, parla delle realtà sull'eugenetica in Europa e a quali compromessi ignobili dovrebbe scendere la medicina in futuro. Leggete attentamente e ditemi poi chi sono

gli individui portatori di caratteristiche INDESIDERABILI e NOCIVE.

Francesco Travisi


Giulio Meotti, da il Foglio, 7 febbraio 2007

Il neonatologo Carlo Bellieni, membro corrispondente della Pontificia accademia della vita, denuncia l’abisso che passa fra la diagnosi prenatale non invasiva e quella che scivola nell’eugenetica, come ha spiegato in un’intervista al Monde il decano dei bioeticisti francese, Didier Sicard. “La prima serve a curare, la seconda a selezionare” ci dice Bellieni. “Nel 2005 la rivista Trends in Biotechnology ha pubblicato un articolo in cui si spiegava lo spettro della diagnosi prenatale selettiva in Francia. E due giorni fa sul sito della Bbc si parlava dell’eccesso di ecografie in Inghilterra. E’ in corso un allarme mondiale sulla pervasività subliminale della selezione prenatale. E molti si domandano se questo c’entra col fatto che le donne italiane eseguono in media sei ecografie in gravidanza, più del doppio di quelle previste dalle linee guida. Senza considerare il numero altissimo di amniocentesi con i loro possibili rischi. E’ così vasto il fenomeno dell’ingerenza nei segreti del feto per fini che non sono nell’interesse del feto stesso, che nel 1989 l’Organizzazione mondiale della sanità ha tracciato le linee per una tutela della privacy prenatale”. Il fenomeno corre su un doppio binario. “Da un lato la paura dei medici per le ritorsioni giudiziarie. Nel 2000 in Francia scioperarono i radiografisti dopo la denuncia di un disabile per esser nato malato dato che per la mancata diagnosi non era stato possibile abortire. Dall’altro lato si sta imponendo l’idea del ‘bambino perfetto’. La perfezione come mito della società postmoderna, secondo il Journal of Medical Ethics, sta alla base dell’eugenetica prenatale. Sicard parla del fatto che se la madre ritiene che una certa patologia costituisca un danno per la sua salute, allora acquista automaticamente il diritto di interrompere la gravidanza. Secondo Bellieni nella diagnostica prenatale selettiva si muove una sorta di “handifobia”: “Una fobia vera e propria verso l’evento duro e difficile della malattia, del figlio malato, che rapidamente, invece di generare affetto e solidarietà genera fuga e rimozione. Ma la dignità umana non si basa sul numero dei cromosomi. Ogni genitore con figli disabili è allarmato da questa selezione pervasiva alla nascita. Il genitore può decidere di fermare la vita del neonato se il bambino sarà affetto da nanismo o sarà troppo alto come Abramo Lincoln, affetto da sindrome di Marfan. O se si scopre che sarà sterile. Stiamo assistendo alla giustificazione della selezione sulla base addirittura di ‘anomalie dentarie’ del concepito o anche della caratteristica di una predisposizione per la musica”. Veniamo alla diagnosi preimpianto, su cui il professor Sicard ha gettato l’accusa di essere strumento eugenico. “Siamo di fronte non a una diagnosi fatta per curare, ma per eliminare gli embrioni malati. Il dibattito si sta oggi ponendo non sul fatto se sia eticamente giusto selezionare degli embrioni, ma su quali bisogna selezionare. C’è chi argomenta che è corretto permettere l’accesso alla diagnosi preimpianto solo per malattie ad alta gravità, altrimenti si rischia di cadere nel consumismo procreativo e altri spiegano che invece così facendo si ledono la dignità dei malati di quelle malattie, come la spina bifida, che si sentirebbero così considerati portatori di una vita ‘non degna'. Persino l’accesso alla selezione del sesso non dovrebbe essere vietata: “L’importante, spiegano, è che il sesso del nascituro venga scelto per ‘bilanciare’ il sesso dei figli preesistenti, e non per scegliere il sesso del primo figlio”. Si impone dunque, attraverso un neologismo terribile, quella che è stata definita la generazione di sopravvissuti: “Il bambino parte con il peso di chi sa che la norma è concepire per soddisfare un bisogno. E di chi sa che se non fosse stato ‘adatto’, sarebbe forse stato ‘respinto’ prima di nascere”. Uno sconsolato Pierre Maroteaux, il maggior studioso mondiale di nanismo, nel suo j’accuse si domandava se “i soggetti di bassa statura hanno ancora diritto di vivere”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

"Basta poco a fare impressione, basta poco, basta andare in televisione..." dice una canzone che ultimamente passa spesso per radio.Nel mondo in cui diventi "qualcuno" solo se fai parlare di te (e non importa in che modo), nel mondo in cui non ci si pone il problema di scendere a compromessi pur di apparire... ma è possibile che anche per venire al mondo, per affacciarsi alla vita si debba venire selezionati e passare dei "PROVINI"?Si vuole ritornare al concetto di razza ariana?In mezzo alla superficialità, all'ignoranza, al non riuscire a imparare dagli errori commessi...E'così difficile accettare le imperfezioni che sono, poi, i tratti distintivi e che costituiscono la "perfezione" stessa del genere umano?! "...e intanto il mondo rotola..."