martedì 13 gennaio 2009

Due paramedici decidono che una persona non è degna di vivere

Agghiacciante fatto accaduto in Gran Bretagna, dove due paramedici hanno lasciato morire un disabile, perchè giudicato indegno di vivere. Queste sono le conseguenze di quella cultura della morte spesso presentata come ''progresso''.

Andrea Sartori (Insegnante) da www.protagonistiec.it

Qualcuno ha sentito parlare di Barry Baker? Era una persona che qualcuno ha giudicato essere un ''uomo di serie B''. Infatti Mister Baker è stato il protagonista di una vicenda che dimostra quali siano le conseguenze di tutto questo battage attorno al ''diritto di morire'': Baker era un invalido inglese che due paramedici non hanno soccorso perchè, a loro giudizio, ''la sua vita non era degna di essere vissuta''.
Ripercorriamo questa asurda vicenda, accaduta lo scorso 29 novembre a Brighton, nella Contea dell' East Sussex,quando due paramedici, di 35 e 44 anni, hanno raccolto l'allarme del signor Barry Baker, un invalido di 59 anni. I due si sono precipitati nell'abitazione dell'uomo, e, dopo aver visto che si trattava di un invalido che a stento si muoveva con le stampelle, che viveva da solo e che la sua casa era in eccessivo disordine, ne hanno tratto la conclusione che la vita del povero Barry era troppo brutta per essere degna di essere vissuta, e allora hanno deciso di non soccorrere l'uomo e di non rianimarlo.
I due si sono quindi accordati per dichiarare che l'uomo era già morto al loro arrivo, ma il telefono con il quale Barry Baker aveva dato l'allarme era rimasto aperto e ha registrato la conversazione. La registrazione è stata utilizzata come prova dalla polizia del Sussex, e i due paramedici sono finiti in manette il 5 dicembre, circa una settimana dopo la morte di Baker. La notizia è stata riportata in un articolo che sul sito ''Telegraph.co.uk'' mette come data quella dello scorso 31 dicembre, anche se il fatto risale a un mese prima.
Cosa dire? Giustamente i due paramedici sono finiti in manette, però dobbiamo anche aggiungere che il fatto che due persone che hanno scelto come tipo di lavoro quello di salvare la vita al prossimo decidano di non rianimare un invalido in quanto la sua vita non sarebbe degna di essere vissuta pare il segno di una mentalità che purtroppo si sta diffondendo: la mentalità del pensare di lasciare morire delle persone coprendo il tutto con una maschera ipocrita di pseudocarità. Una rupe spartana mascherata da opera buona. Questa è una delle più pericolose avanguardie della cultura della morte.
Non è passato molto tempo da quando è stato trasmesso su ''Sky Real Lives'' rete satellitare britannica, un documentario intitolato ''Right to die?'' che ha scatenato molte polemiche nel Regno Unito. In esso si mostrava il suicidio assistito, avvenuto in Svizzera, di Craig Ewert, malato di Sla. Ora molti diranno che solo un oscurantista potrebbe collegare i due fatti, vale a dire la trasmissione sul suicidio assistito mandata in onda da Sky e il mancato soccorso di Barry Baker. Però il fatto è che se si continua a pubblicizzare il ''diritto alla morte'' di persone che vengono ritenute indegne di vivere, arriverà ad affermarsi una mentalità di stampo eugenetico per cui alcune persone, gravemente invalide, verranno giudicate indegne di vivere. Baker, che pure era gravemente invalido, che era solo, non aveva certo nessuna voglia di morire, ma due ''soccorritori'' che lui aveva chiamato perchè si era sentito male avevano giudicato la sua vita troppo brutta per essere degna di essere vissuta.
Quindi quando si parla di ''diritto alla morte'' come se ne sente parlare di questi tempi, anche a proposito di Eluana, pensiamo quali potrebbero essere le conseguenze di questo tipo di mentalità. Un'eugentica finto pietosa, che però si arroga il diritto di giudicare indegni di vita le persone più o meno gravemente invalide. Moltissimi invalidi gravi, anche non credenti, giudicano la vita degna di essere vissuta (e l'esempio più eclatante viene ancora dalla Gran Bretagna nella persona dell'astrofisico non credente Stephen Hawking, malato di una forma gravissima di Sla che tuttavia ritiene la vita degna di essere vissuta) e questo dovrebbe farci riflettere. Anche Barry Baker, invalido grave, solo, e ''con la casa in disordine'' riteneva che la sua vita, per quanto non fortunata, fosse degna di essere vissuta. Qualcun altro, fortunatamente punito, si è arrogato di ritenere il contrario. Chi ha orecchie intenda il pericolo che si annida nelle battaglie che reclamizzano la morte e non la vita.

 

Servizio di TimesOnline

Cronaca di Telegraph e Repubblica

3 commenti:

mainer ha detto...

Si ha il sospetto che questi casi che paiono sensazionali e sconvolgenti si stiano cominciando a verificare giorno per giorno nella quotidianità. Se per un caso così fortuito si viene a conoscenza di questi fatti, chissà quanti sono quelli non visibili che invece accadono regolarmente.
Tutto a conferma del fatto che è il momento di darci dentro, di operare per un rinnovamento culturale quanto mai necessario.

MPV toscana giovani ha detto...

Caro mainer,
credo sia così come dici. Esiste una pressione culturale che porta verso certi orizzonti. Dobbiamo lavorare sul piano culturale ed educativo, è lì che si cambiano lo cose. Cose come queste succedono perché 10-20-500-1000 volte tacitamente è passato il messaggio che certe vite non valgono nulla, che non sono vite, che sarebbe meglio che non ci fossero. Questo fatto è la conseguenza estrema: io giudico che non sei degno e decido che devi farla finita. Per pietà, s'intende.
ciao
andrea

Anonimo ha detto...

Perche non:)