mercoledì 15 aprile 2009

Se esiste un fondamentalismo laicista...

ajjaja

Questa la "simpatica" immagine che sul sito di Arcigay accompagnava un commento dal titolo abbastanza eloquente e conciliante: Ratzinger complice consapevole della diffusione AIDS in Africa

Il viaggio di Benedetto XVI in terra d’Africa è stato caratterizzato da una forte campagna di attacco e di denigrazione da parte dei media internazionali nei confronti del Papa, che si era macchiato della colpa di aver espresso il proprio giudizio negativo sull’utilizzo del preservativo come soluzione per combattere la diffusione dell’Aids.

Sono piovute le peggiori accuse di oscurantismo, di fondamentalismo, talora addirittura di crudeltà, da parte di chi si sente il dovere di svegliare l’umanità dal sonno della ragione. Come se il responsabile della diffusione della terribile malattia fosse la Chiesa e il suo capo.

Tutto ciò senza contare due aspetti fondamentali. In primo luogo, non va dimenticato tutto ciò che fa la Chiesa missionaria nel Terzo Mondo: le suore, i frati, i sacerdoti e tutti i volontari che quotidianamente combattono contro povertà, guerre, malattie, ma soprattutto contro l'ignoranza e chi la vuole coltivare. In secondo luogo, dobbiamo sottolineare come il Papa abbia spesso fatto riferimento, con grande dolore e disapprovazione, al fallimento delle politiche mondiali, non solo contro la diffusione del virus dell’Aids, ma contro tutte le miserie dei continenti più poveri.

Proprio in questi giorni abbiamo ricordato il quarto anniversario della morte di Giovanni Paolo II, può essere l'occasione per rileggersi quello che ha detto e scritto quel Papa straordinario a proposito delle questioni relative al Terzo mondo. Leggiamo bene e ci accorgeremo che possiamo accusare Benedetto XVI di non essere un grande comunicatore come il predecessore, di essere più razionale e meno coinvolgente, ma certo non lo possiamo accusare di aver cambiato rotta.

Tra le reazioni delle cancellerie occidentali quella che è maggiormente rappresenta la campagna di odio nei confronti della Chiesa è quella del governo spagnolo, che in nome più dell’ideologia che di un reale spirito umanitario, ha deciso di inviare nei paesi africani milioni di preservativi. Dal governo Zapatero tutto ci si può aspettare, basti pensare alle più che discutibili politiche su famiglia e aborto, ma non è certo una mosca bianca; anzi tutta la politica dell'Unione Europea è rivolta dalla parte sbagliata. Mi domando perché, invece di spendere soldi per campagne solamente ideologiche, non investe i fondi in programmi finalizzati all'educazione, non solo sessuale, ma anche culturale, alla formazione umana e professionale del popolo africano, e nel caso della lotta all'Aids, ad interventi per migliorare la situazione sanitaria dei paesi africani?

La denuncia di Benedetto XVI non è una forma di oscurantismo e di chiusura contro il mondo moderno, ma un forte grido di dolore per richiamare le coscienze a riscoprire il valore della dignità della vita e per sviluppare una nuova forma di umanesimo fondato sulla centralità della persona umana.

La lotta contro la diffusione dell’Aids non si può limitare solo a campagne di controllo sulla natalità attraverso l’attuazione di programmi incentrati sull’utilizzo degli anticoncezionali e dell’aborto. Occorre rivedere questa politica, alla luce delle parole di un altro grande Papa del Novecento, Paolo VI, che nella Enciclica Humanae Vitae, profeticamente anticipava i rischi di una sessualità ormai distaccata dal contesto della genitorialità e, in generale, della responsabilità.

Di fronte ad un attacco cosi duro contro il Papa, da parte di molti che lo additano come il peggiore dei Talebani, dispiace notare come l'opinione pubblica e con essa anche molti cattolici, si sia soffermata soltanto sulla polemica mediatica del preservativo, facendo il gioco di chi voleva nascondere tutte le verità dette dal Pontefice, le sue proposte e il suo valido modello di sviluppo, economico ma in primo luogo umano.

Lorenzo C.

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