martedì 24 febbraio 2009

Eluana due settimane dopo. Il silenzio, le gazzarre, i benpensanti. E quelli che magnano alla faccia dei digiuni

...Attorno all’agonia lunga 17 anni di una donna, attorno al dramma di una famiglia nella sofferenza, si è consumato uno scontro incivile, una gazzarra indegna dello stile cristiano: giorno dopo giorno, nel silenzio abitato dalla mia fede in Dio e dalla mia fedeltà alla terra e all’umanità di cui sono parte, constatavo una violenza verbale, e a volte addirittura fisica, che strideva con la mia fede cristiana. Non potevo ascoltare quelle grida - «assassini», «boia», «lasciatela a noi»... (Enzo Bianchi, La Stampa, 15 febbraio 2009)

Anche noi abbiamo fatto silenzio: la morte di questa ragazza lo meritava. Durante questi giorni abbiamo pregato in compagnia e da soli, ad alta voce e in silenzio. Abbiamo chiesto a Dio di alleviare le sofferenze di Eluana e poi di accoglierla tra le sue braccia. Gli abbiamo chiesto di sostenere tutti coloro che con le loro famiglie vivono o hanno vissuto un'esperienza simile. Abbiamo pregato per chi ha sbagliato, perché possa capire, e per tutti noi perché possiamo capire meglio. Non solo i benpensanti hanno fatto silenzio, non solo loro hanno pregato.

Per questo c'è da apprezzare Enzo Bianchi, il Priore della Comunità di Bose, quando chiede il silenzio e la preghiera. Per altri aspetti c'è da apprezzarlo un po' di meno. Se quel "boia", infatti, scritto contro Beppe Englaro è del tutto censurabile, e quell' "assassini" (riferito ai cattivi consiglieri) forse lo non lo sarebbe del tutto, quel "lasciatela a noi" pronunciato dalle suore che hanno assistito Eluana per una quindicina di anni è soltanto un atto d'amore e di fede. Non è violenza verbale, non stride affatto con la fede cristiana, ma è frutto del silenzio abitato dalla loro fede e della loro fedeltà alla terra e all’umanità di cui sono parte. Se noi tutti abbiamo imparato qualcosa da questa storia lo abbiamo fatto grazie a tutti coloro che sostengono e amano giorno dopo giorno figli, genitori, amici e conoscenti in stato vegetativo. Accusando le suore si accusano tutte queste persone, si fa violenza verbale contro di loro e si dà un cattivo esempio di carità cristiana e di laica solidarietà.

Forse si dimentica che Gesù Cristo era forse più un "rivoluzionario" che un ascetico stilita, che era tanto mite quanto appassionato e coraggioso nel dire la Verità. Cristo  non ebbe problemi a fare piazza pulita dei mercanti dal tempio oppure a bollare come "ipocriti" gli scribi e i farisei. E non credo che fosse molto calmo e conciliante in quei frangenti. Ma questa è un'altra storia, anche se forse serve a farci capire che non c'è proprio niente di male nel chiamare le cose con il loro nome. Eluana è stata fatta morire di fame e di sete: nessuna violenza verbale, nessuna mancanza di rispetto, solo una verità che sentiamo il dovere di dire. Gazzarra indegna della stile cristiano (stile !?!?!? facciamo "style", magari è chic come La Stampa) forse c'è stata, ma ancor più indegno e assai poco cristiano mi sembra far morire una persona di fame e sete. Ma su questo è meglio tacere.

Per chiudere, due brevissime esortazioni per il bravissimo Enzo Bianchi, con il quale non si potrà essere d'accordo su certe cose, ma che merita sincera ammirazione per il modo in cui anima la sua Comunità.

Primo. Sono sicuro che chi ha scritto "Beppino boia" debba le sue più grandi scuse al signor Englaro. La frase, ripeto, è intollerabile. Ma le sue piccole scuse le dovrebbe anche Enzo Bianchi alle suore di Eluana: forse anche lui, dopo aver curato la ragazza per 15 anni, avrebbe fatto la stessa proposta al padre, senza per questo essere accusato di lesa maestà.

Secondo. Mentre noi, martedì 10, stavamo pregando per Eluana all'indomani della sua morte, a Villa Campeis, in località Fraelacco di Tricesimo (via San Vito e Modesto) l'Avvocato Campeis, legale della famiglia Englaro, offriva una lussuosa cena con camerieri in guanti bianchi per ringraziare i giornalisti "amici" (vd. Il Giornale - Avvenire).

Chissà cos'avrà detto Enzo Bianchi al giornalista de La Stampa che vi aveva preso parte. Forse lo avrà rampognato severamente, oppure gli avrà solo detto "pro sit": dopo tutto anche a bocca piena si sta in silenzio.

Noi nel frattempo, dopo che per giorni avevamo denunciato con fermezza e rispetto una palese ingiustizia, stavamo pregando. Secondo lo "stile cristiano".

Andrea

1 commento:

Anonimo ha detto...

imparato molto