Inserisco tre interviste molto diverse, ma anche molto interessanti. Personalmente ho trovato molto buon senso in tutti e tre, ma soprattutto tutti e tre testimoniano che ELUANA E' VIVA e non è un vegetale come alcuni vorrebbero farci credere. Buona lettura.
Parla la vedova Coletta: vi racconto Beppino ed Eluana
Pino Ciociola da Avvenire.it (4 febbraio)
Ha chiamato ancora papà Beppino ieri mattina poco prima delle nove: «Ma nemmeno l’hai accompagnata Eluana?», gli ha detto subito. Margherita Coletta è la vedova di Giuseppe, carabiniere assassinato a Nasiriyah il 12 novembre 2003, nell’attentato che spazzò la base italiana "Maestrale", carabiniere che non aveva mai ucciso e che sceglieva le missioni all’estero per aiutare i bimbi più indifesi, quelli colpiti dalla guerra. Lo faceva per ritrovare il sorriso di suo figlio Paolo, morto a sei anni stroncato dalla leucemia: «Quando capimmo che era finita e i medici ce lo spiegarono chiaramente – racconta lei – facemmo interrompere la chemioterapia». Margherita in questi mesi è volata dalla Sicilia a Lecco per andare a trovare Eluana, accompagnata da Beppino.
Spesso e a lungo l’ha accarezzata, l’ha baciata, le ha parlato. E spesso ha parlato col papà, scontrandosi anche duramente, ma senza che mai lui le negasse il dialogo: in qualche modo forse sono diventati amici. Ecco perché ancora ieri mattina lei gli ha telefonato dicendogli: «Speravo che coi giorni fossi rinsavito».
Cos’ha provato, Margherita, entrando nella stanza di Eluana?
La prima volta mi sono fermata sulla soglia della sua porta. Pensavo di essere più forte. Ho respirato a fondo, poi sono entrata. Quando l’ho vista, abituata com’ero alle foto di lei ragazza, mi ha scosso, oggi è una donna. Ma poco dopo è diventato tutto così normale, come fossi a trovare una persona in ospedale. Anzi, ho sentito tanta dolcezza e nessun ribrezzo o pena. Né ho visto alcun 'sacco di patate', come qualcuno descrisse Eluana, ma una persona che è tutt’altro. Una persona.
La sensazione più bella?
Quando l’ho accarezzata. Con la sensazione netta, nettissima, che lei avvertisse le carezze. Certo è che pensavo d’andare a dare io a lei, invece ho ricevuto assai più di quanto le abbia dato.
Cosa?
La maggiore certezza nelle cose in cui credo. La consapevolezza che non si può ridurre una persona alla sua forma fisica.
Papà Beppino la accompagnava in quella stanza?
Sì. La prima volta che l’ho incontrato mi aveva fatto molta tenerezza: pensavo a mio marito Giuseppe, a quando è morto nostro figlio. E poi mi sembrava quasi di parlare con mio padre: mi diceva «sei una birba».
Adesso è cambiato qualcosa?
Rispetto comunque Beppino e provo sempre grande affetto per lui. Ma non è giusto quello che sta facendo. I figli non sono di nostra proprietà: ci sono soltanto affidati. Ci prendiamo cura di loro, li aiutiamo, li assistiamo e semmai li accompagniamo alla morte, preparandoli se deve accadere, anche da piccoli. Ma lui non si rende conto di tutto questo, si sente incapace di tornare indietro: credo sia soprattutto lui in uno stato simile a quello vegetativo. Quando si risveglierà da questo torpore si renderà conto e starà male, tanto.
Lei che rapporto ha, Margherita, col papà di Eluana?
Ci siamo confrontati tante volte, ma è sempre stato cortese con me. È convinto di quanto fa, forse perché non vede più Eluana come lui la vorrebbe. Ma a me pare evidente che in qualche modo sia stato plagiato da tanta gente alla quale non interessa nulla di Eluana. E lui ora è strumentalizzato, è finito in un vortice: ha anche momenti nei quali io credo vorrebbe tornare indietro, perché non pare convinto fino in fondo di quanto sta facendo, ma non ne ha la forza.
Com’era trattata Eluana nella casa di cura lecchese?
Come una regina. Le suore che le stanno accanto ogni giorno la curano, la lavano, la profumano, la portano a spasso sulla carrozzella. Addirittura la depilano, perché Eluana come ogni ragazza non sopportava d’avere peli sulle gambe.
E come sta?
Lei è una donna. Una donna di trentotto anni: ha la mia stessa età. Ha il ciclo mestruale come ogni donna. Apre gli occhi di giorno e li chiude la notte. Respira benissimo e da sola, serenamente. Il suo cuore batte da solo, tenace e forte. Ci sono momenti nei quali forse sorride e altri nei quali forse socchiude gli occhi. Ma quanti sanno davvero che Eluana non è attaccata a nessuna macchina? Quanti sanno che nella sua stanza non c’è un macchinario, ma due orsacchiotti di peluche sul suo letto? Che non ha una piaga da decubito? Che in diciassette anni non ha preso un antibiotico?
La notte scorsa hanno portato Eluana a morire: lei, Margherita, cosa sta provando?
Ho un pugnale dentro. Prego, spero fino all’ultimo che lui si renda conto di quel che sta facendo. Quanto sia sbagliato. Quanto non sia paterno. Quanto non sia umano. Io so che lui soffre dentro di sé, e tanto.
Ci ha parlato appena ieri mattina: secondo lei cosa prova Beppino?
Non so come possa vivere con un peso addosso come questo: Eluana da diciassette anni è in quelle condizioni, ma lui fino a ieri mattina non si era mai svegliato sapendo che sua figlia sta per morire.
Come mai, Margherita, lei e suo marito Giuseppe decideste d’interrompere la chemioterapia a vostro figlio?
Paolo ne aveva fatti quattro cicli, ne mancavano due, ma ormai il male aveva invaso tutto il suo corpo e i medici ci spiegarono bene la situazione. I dolori e il vomito e tutte le devastazioni provocate dalla chemio a quel punto sì che sarebbero stati accanimento terapeutico: così ci fermammo, affidandoci e affidando Paoletto a Dio.
Perché invece con Eluana non ci sarebbe accanimento terapeutico?
Ma Eluana non ha una malattia, non è terminale, non ha un dolore, non ha un macchinario nella stanza, non c’è nulla che possa far pensare ad un accanimento per tenerla in vita! È accudita, curata, amata. La si deve solamente aiutare a mangiare! Beppino però sostiene che la morte di Eluana servirà a liberarla... Liberarla da cosa? Come fa lui a sapere che lei è in catene? Una persona che soffre lo si vede. Non lo capisco proprio cosa voglia dire Beppino, cerco di sforzarmi, ma non ci arrivo.
Quella giovane donna da ieri è ricoverata nella sezione maschile del "Reparto Alhzeimer" della clinica udinese "La Quiete"...
Ma si rende conto?! È lì, da sola, con nessuno che la conosce, che l’ha curata, che la ama, perché le suore di Lecco la amano: se sapesse ieri sera ( lunedì, ndr) quando ho chiamato suor Rosangela come piangeva. Anzi, mi permetta di ringraziare proprio le suore della casa di cura "Beato Talamone" e tutte le persone che per quindici anni hanno avuto quella tale cura per Eluana.
Margherita, ma perché lei decise d’andare a trovarla?
Non lo so. Una sera ero a casa, ho visto la notizia al telegiornale e ne ho avuto il desiderio. So di non valere nulla, ma ho cercato il numero di Beppino, perché volevo fargli sentire la mia vicinanza. L’ho chiamato, gli ho spiegato chi ero e che sarei stata felice se avessi potuto incontrare Eluana. Lui fu molto gentile, mi disse: «Signora, davanti al suo dolore m’inchino e mi fa piacere se viene». Appena poi arrivai a Lecco, mi chiese subito: «Margherita, tu da che parte stai?».
Lei cosa gli rispose?
«Beppino, io non sto dalla parte di nessuno: sono venuta a trovare Eluana come se tu fossi venuto a trovare un mio parente caro»: andai da lei non per far cambiare idea a Beppino né per altro, solo perché mi era sembrato giusto farlo.
Come mai lei ha accettato di raccontare tutto questo solamente adesso?
Beppino sa che io non avrei mai detto nulla e l’ha visto finora. Però è giunto il momento di dare voce a Eluana.
Un’ultima domanda, Margherita: ha speranze per Eluana?
La prima volta andai a trovarla nel novembre scorso: le promisi che sarei tornata per Natale e Beppino, certo e tranquillo, mi disse: «A Natale non ci sarà più». Io le sussurrai nell’orecchio sotto voce «non ti preoccupare, ci rivediamo» e così poi è stato.
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Non si può uccidere un angelo
Eluana dà segni di miglioramento
di Antonio Gaspari da Zenit.org (21 gennaio)
“Non si può uccidere un angelo. Nessuno ha diritto di togliere la vita ad una persona”. Così Antonella Vian, medico di Seregno (Monza), una delle poche persone che hanno avuto la possibilità di incontrare Eluana, ha spiegato a ZENIT che la Englaro, nonostante i 17 anni di grave disabilità, è viva e sta dando evidenti segni relazionali.
La dottoressa ha raccontato di essere rimasta colpita dalla reattività di Eluana.
La Vian ha spiegato che, molti che non l’hanno mai vista, la descrivono come una ragazza che vive da 17 anni attaccata senza speranza ad una spina e in stato continuo di sofferenza fisica, invece “non è attaccata ad un respiratore e respira autonomamente, apre e chiude gli occhi se sente parlare o se vede la luce, presenta un normale ritmo sonno-veglia”.
Inoltre “è in grado di variare il ritmo del suo respiro, a seconda degli argomenti di cui si parla intorno a lei. Le ho sentito, per esempio, un respiro molto affannoso quando si parlava della sua morte e si tranquillizzava se le si parlava con dolcezza e affetto”.
La dottoressa ha precisato che “Eluana non si trova in una sala di rianimazione. Lei vive in una normale stanza, presso la Casa di cura Beato Luigi Talamoni di Lecco, accudita da suor Rosangela. Ha solo un sondino naso-gastrico che l’alimenta”.
“Eluana – ha sottolineato la Vian – non sta soffrendo, anzi dà segnali di ripresa, vedi le mestruazioni che da qualche tempo le sono tornate e poi si è guarita da sola da una grave emorragia avuta in ottobre, senza alcun intervento medico”.
“Purtroppo – ha aggiunto – non ha contatti con persone, perché così sono gli ordini e non lo trovo per niente positivo per lei. C’è uno stato di rassegnazione, intorno a lei, per i tanti anni passati in questo letto e per la sentenza che il 9 luglio del 2008 ha autorizzato la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione, mediante sondino naso- gastrico”.
La Vian che è pure intervenuta nella manifestazione svoltasi a Lecco, sabato 17 gennaio, è convinta che “la scienza, non si è fermata: ciò che allora sembrava impossibile, oggi non lo è più”.
Ed in ogni caso “che diritto ha l’uomo di uccidere un angelo che non ha alcuna possibilità di difendersi?” .
“Aiutiamola facendo intervenire il progresso scientifico che se non oggi o un prossimo domani potrà darle evidenti segnali di miglioramento – ha incoraggiato –. Lei la sua parte la sta già facendo. Adesso tocca a noi!”.
In conclusione Antonella Vian ha voluto esprimere il suo personale e sentito ringraziamento al Ministro del Welfare Maurizio Sacconi, che con il decreto di urgenza ha impedito la morte di Eluana nella clinica di Udine.
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Intervista a Luciano Gattinoni, Primario di Anestesia a Milano
di Rita Balestriero da il Giornale (4 febbraio)
In questi giorni ha ripensato spesso ai versi di Dante il professor Luciano Gattinoni, primario di anestesia al Policlinico di Milano. Guardava le foto di Eluana, così bella e sorridente, ripercorreva le tappe di «questa brutta storia» e la mente ritornava ai banchi di scuola, «a quei versi, così dolci ma insieme strazianti, al XXXIII canto dell’Inferno, quando Dante descrive la morte dei figli del conte Ugolino».
Ce lo ricordi dottore, come morirono quei bambini?
«Proprio come morirà Eluana, di fame e di sete».
Una morte dolorosa?
«Tra le più atroci. Non si fa morire così neanche un cane. Le sfido queste persone, a provare a non bere niente per due giorni interi: la lingua inizia a gonfiarsi e piano piano la mancanza di idratazione provoca dolori atroci».
Dicono che la ragazza però non soffrirà, che non sentirà né dolore, né fame, né sete perché è in stato vegetativo, il suo cervello è troppo danneggiato...
«Chiunque dice queste cose mente».
Quindi lei è certo: Eluana sta andando incontro ad atroci sofferenze.
«La risposta sensata è una sola».
Quale?
«Nessuno lo sa davvero. Per certo sappiamo che Eluana non ha una percezione del dolore come la nostra, ma da qui a dire che morirà senza provare alcuna sensazione ne corre di strada».
Quindi lei è d’accordo con l’utilizzo di antidolorifici?
«Sì. Precauzionalmente o intenzionalmente poco importa, in questo caso l’uso di ipnotici e antidolorifici è obbligatorio. Non farlo sarebbe crudele, anche per chi crede che Eluana non soffrirà, perché nessuno può avere certezze a riguardo».
Proviamo a immaginare di entrare in quella stanza del primo piano, prima la terapia verrà ridotta del 50 cento, poi sempre di più, fino al quarto giorno, quando l'alimentazione e l'idratazione saranno sospese completamente e il medicinale somministrato attraverso il sondino sarà sostituito con un altro per via muscolare, insieme ai sedativi. Ma a tutto questo, come reagirà il corpo di Eluana?
«Guardi, è molto semplice: il corpo umano riesce a resistere circa due mesi senza mangiare, non più di otto giorni senza bere, quindi quella povera ragazza vivrà ancora per circa dodici giorni, perché saranno comunque costretti a sciogliere i farmaci in acqua».
Pare che le verranno somministrati anche prodotti come saliva artificiale, spray di soluzione fisiologica e gel. Dicono che serviranno per evitare eventuali disagi.
«Ma cosa vuol dire? Queste pratiche mi sembrano solo un modo per mettersi al sicuro esteticamente, un palliativo per l’opinione pubblica e per i medici che entreranno in quella stanza».
Per lei allora, quale sarebbe stato l’epilogo migliore?
«Continuare a garantirle idratazione e alimentazione, proprio come è stato fatto finora».
E poi?
«Aspettare che la natura facesse il suo corso, semplicemente. Senza intervenire di fronte ad ulteriori complicazioni. E invece...».
Continui.
«E invece così l’umanità ne esce sconfitta».
In che senso?
«Guardi ce l’ha insegnato più volte la storia: quando si ingaggiano guerre di religione si finisce sempre male».
Però un vincitore c’è: il signor Englaro è riuscito a ottenere quello che voleva da anni.
«Certo, ha vinto la sua battaglia ideologica, ma è proprio sicura che si possa definire un vincitore?».
Me lo dica lei.
«No. E le spiego il motivo: Eluana ha smesso di essere una persona da molto tempo».
Mi scusi, ma se non è una persona allora cos’è?
«Una bandiera. Purtroppo ormai è diventata solo un vessillo che le persone fanno a gara per poter sventolare».
Dopo la morte è già stato stabilito che Eluana sarà sottoposta anche ad autopsia. Dicono che servirà per studiare il cervello delle persone in stato vegetativo come lei.
«Vuole che le dica davvero quello che penso?».
Certo.
«Mi pare solo un ulteriore oltraggio. Cosa dobbiamo ancora imparare da questa brutta storia?».
2 commenti:
ti chiedo se posso rigriare alcuni articoli su vitabruzzo, citando la fonte. Oddio sono sempre più sconvolto da questa vicenda
Un abbraccio fraterno TE
"mentre Berlusconi aveva ipotizzato un intervento del governo per bloccare lo stop all'alimentazione della donna, in stato vegetatitvo da 17 anni"
Grande Silvio pensaci tu a salvare Eluana!
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